27 aprile 2014

Peppa Pig antitaliana?

 
Quando per la seconda volta ho sentito un genitore farmi notare che la versione originale di Peppa Pig in vacanza è uno sfottò agli italiani mi sono finalmente decisa ad indagare perché questa idea sbagliata fosse così diffusa. Avevo visto il dvd in originale molto prima che uscisse al cinema e non mi era sembrato affatto che ci fosse alcuna traccia di derisione nei confronti del nostro popolo.
 
Dopo aver letto due o tre articoli su internet al riguardo ho subito capito di cose si trattava. Chi avrebbe potuto diffondere in modo così ampio una notizia falsa? Tutti gli articoli fanno riferimento ad una puntata di Striscia la Notizia. Ovvio, chi se non un "tg satirico" che a parte qualche rara denuncia reale non fa altro che divulgare stupidaggini in modo nauseante e superficiale?
 
Ebbene, le accuse che si muovono nei confronti di quegli episodi riguardano il fatto che in Italia si parli italiano e non inglese (ma va'?), si sostiene che gli inglesi credano che nel nostro Paese non si sappia parlare lingue straniere; si accusano gli italiani di essere "gran maleducati e urlatori" perché durante un tragitto in auto la famiglia Pig, che guida contromano, viene salutata con epiteti caratteristici; si interpreta l'eccezionale e assurdo bagaglio che Mamma Pig porta in Italia come un mezzo di sussistenza per un Paese nel quale manchi tutto (vedi il telefono) e si sostiene che le poste funzionino talmente male tanto che la cartolina spedita dalle vacanze al pesciolino Goldie arriva a destinazione dopo il ritorno dei vacanzieri.
 
Sicuramente alcune di queste affermazioni sono vere. In effetti nel nostro Paese si parlano poco le lingue straniere, ma sicuramente nei luoghi turistici l'inglese è parlato diffusamente; è certamente vero che siamo un popolo "caloroso" ed espressivo; inutile negare che le poste non funzionino come dovrebbero ma da qua ad affermare con sicurezza che tutto ciò stia a significare una presa in giro per gli italiani, ce ne passa!
E' evidente che chi ha ideato questa notizia non conosce il cartone animato come chi lo segue giornalmente da anni e sa bene quali sono gli intenti educativi degli autori, tanto da capire che ai bambini è necessario far comprendere che negli altri Paesi si parla una lingua diversa dalla loro, che all'estero si guida in modo differente (e sicuramente noi, affezionati, sappiamo che il navigatore dell'auto a noleggio non è in inglese perché papà Pig non è in grado di selezionare la lingua) e che popoli di altre culture si possono comportare in modo diverso. Allo stesso modo, chi conosce la famiglia, sa che anche Mamma Pig è un po' strana e per avere tutto sotto controllo si porta non solo il telefono che forse in Italia potrebbe non esserci (????), ma anche un vaso di fiori, per esempio.
 
Al contrario di quanto si è detto nel servizio di Striscia la notizia, a mio parere questi episodi rappresentano omaggio al nostro Paese. Il poliziotto fa un'ottima figura, così come gli altri personaggi; il paesaggio risulta splendido e il solo fatto di aver deciso di ambientare la vacanza in Italia dovrebbe, in qualche misura, gratificarci.
 
Ecco, io non sono una fanatica dell'italianità, anzi, sono piuttosto esterofila, tuttavia, quando mi accorgo che media italiani, intenzionalmente, diffondono notizie di questo genere, mi infastidisco parecchio.
 
 
 
Photo:http://media.wired.it/uploads/599x337/201321/incontra_peppa_pig_al_wired_next_fest_9266.jpg

19 aprile 2014

Ricordando. L'arrivo che ci ha cambiato la vita.

 
Oh be’, proprio un bello scherzo mi ha giocato!
Fedele all’indolenza egli ultimi mesi di gravidanza in cui a parte il solito “programma di nuoto” che consisteva nel muovere un piedino ogni tante ore facendo impensierire mamma e papà al punto tale da andare a fare monitoraggi con una frequenza insospettabile, il piccolino ci ha messo un sacco di tempo prima di decidersi di affacciarsi al mondo.
Lo aspettavamo, come tutti i genitori, con ansia. Era in ritardo di due giorni quando ho deciso di seguire la procedura “beverone” con passeggiata, diffusa dalla storica ostetrica Teresa, che garantiva la buona riuscita in caso di ritardo. E così è stato.
Si stava prospettando una meravigliosa mattina di metà settembre quando con calma e tanto entusiasmo ci siamo messi in auto per raggiungere l’ospedale dove sono stata subito sottoposta all’ennesimo monitoraggio con quelle cinturone grigie che mi avrebbero abbracciato per tante, tante ore.
Le prime due o tre sono passate senza difficoltà, poi una sensazione sconosciuta, un dolore nuovo con cui fare la conoscenza mi ha tenuto compagnia per circa 7 ore di cui alcune trascorse nella mia stanza e le ultime in sala travaglio con il futuro papà che mi aiutava a respirare e tenere il ritmo durante le fasi acute, ma che riusciva egregiamente a ingannare il tempo giocando con l’iphone (eh sì! E tenete conto che potrebbe essere un nonno. Estremamente giovane, ma pur sempre nonno).
 
Finalmente il passaggio in sala parto, da cui mi aspettavo di uscire in poco tempo.
Due ore in sala a spingere e respirare non sono decisamente poco tempo.
Niente.
Il piccolo, che in questa fase non mi pareva affatto un ballerino, non voleva saperne.
Sopra la mia pancia ho visto alternarsi l’ostetrica corpulenta, la ginecologa mingherlina, il pediatra capellone e negli ultimi momenti la ginecologa che subentrava nel cambio turno.
E, infine, eccolo, con la sera mite di fine estate è arrivato lui, alle 22.23 di un giovedì, stesso giorno in cui sono nati mamma e papà.
Qualche istante di silenzio seguìto dal mio immediato e inutile allarme e poi l’esplosione di un pianto che annunciava la vita. E’ stato il papà, emozionato e bellissimo, che me l’ha portato, un piccolo batuffolo rosso con tanti capelli avvolto in un lenzuolino bianco. 
 
Da quel momento è stato amore. Infinito, immenso Amore.

 

14 aprile 2014

La fatica di essere genitori

E’ comunemente noto che essere genitori sia una gran fatica e lo è in ogni minuto, in ogni pensiero e in ogni età. Dal momento in cui si diventa mamma e papà, o in cui si deve rappresentare un punto di riferimento per l’educazione e la crescita di piccole vite, ci si sente obbligati, chi più chi meno, - ma se si vuole essere dei buoni esempi, l’obbligo è morale e sentito, - a dare, appunto, il buon esempio.

E’ necessario essere impeccabili perché ai nostri piccoli nulla sfugge. Eccoli proferire insolite parole o articolate frasi che, evidentemente, sono tuoi particolari modi di dire che ripeti senza accorgerti ed eccoli imitare quel comportamento sbagliato che solo pochissime volte ti hanno visto adottare. Ecco te stesso, capire e stupirti di come viene appreso il linguaggio (il mio background accademico mi rende più sensibile a questa parte dell’apprendimento) e al contempo sorprenderti nel conoscere te stesso più profondamente attraverso gli atteggiamenti e i racconti di tuo figlio.

La quotidianità diventa una fatica, non ti senti più padrone dei tuoi comportamenti sbagliati, come “svaccarti” sul divano con i piedi sul tavolino a mangiarti pizza e bere birra guardando un film, e allo stesso modo non ti senti libero di alzarti dal tavolo dopo pranzo per fumarti una sigaretta perché il piccolo è ancora lì che lentamente finisce il suo pasto giocando con la forchetta e gli animaletti raffigurati sul tovagliolo di carta e tu gli devi insegnare che non è buona educazione alzarsi da tavola mentre gli altri stanno finendo. E tu devi avere pazienza. Pazienza con i piccoli e con i grandi. Con tuo marito che il buon esempio lo vuol certamente dare anche lui, ma a volte ti sembra possa farlo solo a parole.

L’abnegazione di una mamma è infinitamente più grande di quella di un papà, generalmente parlando, chiaro. Una mamma scopre di avere una pazienza di cui era assolutamente ignara, scopre l’importanza di dare rigore e routine alla quotidianità anche se tutta la sua vita precedente (e nel mio caso è stata lunga) l’ha vissuta sulle nuvole e alla giornata, capisce che con i bambini la vita è totalmente diversa da quanto prima la poteva immaginare, pur immaginandola in anni di attesa ed essendo assolutamente pronta a fare la mamma.

La fatica, il cambiamento, l’impegno non si possono comprendere se questa esperienza non la si vive, niente è minimamente paragonabile allo sconvolgimento che i figli ti portano, ma ciò che ripaga di tutto è l’infinito amore, quello più grande, in assoluto, che possa esistere sulla faccia della Terra, quello per tuo figlio.