26 giugno 2013

Una serata in cucina.. al nido

L'asilo nido che frequenta il ballerino propone molte attività  che conivolgono i genitori offrendo loro l'opportunità di conoscersi reciprocamente e di avere un più stretto contatto con la struttura e il personale operante.
 
Mi piace essere presente nella vita di mio figlio, mi piace abitare gli spazi dove trascorre le sue giornate, frequentare le sue educatrici al di fuori dei momenti dedicati ai colloqui sui piccoli o alle questioni amministrative e gestionali.
Ho partecipato a tutte le iniziative proposte.
 
A Natale c'è stato un incontro serale in cui mamme e papà assieme alle educatrici, tra una chiacchiera e l'altra, hanno realizzato addobbi artigianali e vestito l'albero; pochi mesi fa è stato organizzato un bellissimo atelier teatrale per genitori e bimbi tra i 18 e i 36 mesi, in cui il primo incontro, molto coinvolgente e altamente toccante, era riservato soltanto ai genitori; ieri, alcuni genitori si sono ritrovati all'asilo per trascorre la serata in cucina.
 
La serata è stata avviata da qualche gioco simpatico il cui scopo era approfondire la consocenza di alcune nozioni alimentari, divertirsi ad indovinare il giusto peso di cereali, farina, orzo e sale e via di seguito. Le risate non sono mancate sulla scia dell'ignoranza imperante!
 
Sono stati allestiti tre tavoli dedicati alla preparazione rispettivamente dei primi (pasta con crema di zucchine e pasta con ragù di seppia), dei secondi ("polpepizza" consistente in una sorta di polpettone steso anzichè arrotolato e farcito con pomodoro, mozzarella e origano e polpette di ricotta e carote con il contorno di bieta e patata) e un altro per le bruschette al pomodoro e la torta "cioccomenta".
La cuoca si aggirava tra tavoli e cucina dirigendo i lavori, le pietanze sono state allegarmente cucinate proprio come vengono quotidianamente preaparate per i nostri cuccioli e così noi mamme abbiamo potuto sperimentare nuove ricette che potremo serenamente somministrare ai nostri insaziabili golosoni e abbiamo potuto assaggiare cotanta bontà in un bellissimo clima di convivialità.
 
 

 

23 giugno 2013

Una piacevole abitudine

 
Prima di essere mamma avevo una piacevole abitudine con cui concludevo la settimana lavorativa nel periodo estivo. Venerdì scorso, incastrando i miei impegni, le esigenze del ballerino e ottenendo la disponibilità di papà sono riuscita, per una volta, a ripeterla.
 
Nel tardo pomeriggio, al ritorno del papà (nel periodo pre-mamma succedeva alla fine della mia giornata di lavoro) sono salita in auto e ho viaggiato sulla costiera, direzione mare, appuntamento per bagno-aperitivo con le amiche.
Un immenso luccichio di onde blu alla mia destra, la strada sinuosa a precipizio sulla scogliera, in lontananza la città. Quella splendida città, intrisa di un'antica nostalgia imperiale, quel porto di mare che tante contrastanti e contrastate popolazioni ha accolto, la città nella quale ho vissuto i miei anni migliori e anche i peggiori e che per questo sento un po' mia.
Poco più in là, i profili di piccoli paesi appartenenti a due stati esteri diversi.
 
Scendo la strada alberata cercando di evitare le macchine parcheggiate in ogni piccolo spazio possibile e impossibile (evvia le soste creative!), una curva dopo l'altra ed eccola lì, la piccola baia con i chioschetti pullulanti di ragazzi e adulti abbronzati che si rinfrescano e dall'altra parte barche e barchette  ormeggiate languidamente sul vociare del tramonto.

Vado alla spiaggia. Le mie amiche mi aspettano. Eravamo solite incontrarci qui, a mezza strada, con le mie ex colleghe. Passavamo ore a confrontarci e raccontarci.
Eccole. Sono già immerse nell'acqua fresca e ristoratrice.
Erano due anni che non ci vedevamo, da prima che nascessero il ballerino e la pupa di G.

E' stato un venerdì delizioso, trascorso a bere aperitivi e sgranocchiare pistacchi salati in riva al mare. Lo scrosciare della marea, il sole al tramonto nel giorno più lungo dell'anno, le nostre chiacchiere infinite, le confidenze, i sogni, sì abbiamo ancora tanti sogni nonostante non siamo più giovanissime. E i discorsi seri, di arte, di cosmopolitismo, di politica e cultura, persino di finanza spicciola.
 
Serate che ti riempiono il cuore.

16 giugno 2013

A teatro per caso

Finalmente sabato.
Finalmente un sabato non lavorativo in cui splende il sole e che posso trascorrere con il mio ballerino. 
Le prime ore dell'alba, il papà è già andato al lavoro, insieme nel lettone. Abbracciati, con le sue manine che esplorano i miei capelli. Come sempre.

Facciamo colazione in terrazza accompagnati dal canto degli uccellini e dai rumorosi sorrisi dei bimbi vicini.
Un po' di incombenze domestiche, come usavamo fare tempo fa, lui che adorabilmente goffo mi passa i panni da lavare, e poi bicicetta, caschetto e via in centro.
Casualmente scopriamo che la sua cuginetta settenne esordirà di lì a pochi minuti in uno spettacolo teatrale allestito dal centro estivo.
Decido di entrare nel piccolo teatro e descrivo al ballerino di cosa si tratta, facendogli notare il palcoscenico e le luci e spiegando cosa accade normalmente in questo luogo magico, gli mostro il pubblico in attesa.
E' già stufo e non sono sicura che possa essere interessato, penso piuttosto che potrebbe dare segni di impazienza. Così ce ne andiamo. Ma dopo poco torniamo sperando che la rappresentazione abbia avuto inizio.

E' così. Entriamo e stiamo accanto all'uscita, non si sa mai, in piedi con il piccolo aggrappato a me come fosse una scimmietta. Un po' di timore, tanta gente e una cosa nuova, là nel mezzo del buio.
E' affascinato invece. Tiene a mezz'aria il pezzettino di pane che stava mangiando e osserva e ascolta totalmente assorto. Ci sono bambini di sette, otto, dieci anni che raccontano in chiave ironica l'evoluzione della comunicazione. C'è poca musica e poche canzoni, eppure il mio ballerino è completamente catturato da quello che succede. Ho persino osato sedermi e lui non ha protestato.
In quel luogo incantato una dozzina di bimbi in maglietta bianca e jeans hanno creato un evento magico che ha commosso pure me, mamma di un potenziale piccolo attore.

12 giugno 2013

Non sono abbastanza brava

Se devo fare un bilancio obiettivo non posso che pensare a me stessa come a una persona forte e indipendente.
Mi ritengo intraprendente, curiosa in modo sano, tollerante entro discreti limiti, aperta alle novità e ai cambiamenti.
 
In tempi non sospetti ho viaggiato sola e vissuto all'estero contando solo sulle mie forze e questa è davvero un'esperienza formativa, una prova di vita superata la quale ti senti in grado di affrontare qualsiasi evento. E tutti gli italiani all'estero lo sanno.
Come ho già detto altre volte, ho cambiato molti lavori e ho saputo far fronte a molte situazioni impreviste e difficili, ho sempre trovato il modo di appassionarmi di quello che trattavo, fossero carte di credito, prosciutti, elettromedicali o denunce e querele (ve l'ho detto che il mio LSU si svolge in procura?).
Mi sono impegnata e arrangiata in qualsiasi situazione. Ho avuto, come tutti, chi più, chi meno, periodi davvero difficili che ho superato serenamente.

....Eppure, di base sono un'insicura totale!

7 giugno 2013

Eccola, la temuta otite

Siamo stati fortunati, il ballerino e noi genitori.
Si dice che il primo anno di frequenza al nido i bimbi stiano più spesso a casa che all'asilo.
 
Invece, nonostante la quotidianità a stretto contatto con ricettacoli di batteri, bimbi più e meno vulnerabili e cagionevoli, il nostro piccolo ometto raramente è stato male.
Certo, non sono mancate le corse al pronto soccorso per un incontro ravvicinato con un mobiletto contenitore di giochi o per il ditino diventato nero sotto il peso massiccio di uno sgabello di legno, ma il devastante virus gastrointestinale che a novembre costrinse a letto (o sopra la tazza del water) la gran parte dei suoi amichetti e tutto il personale del nido, non gli ha fatto un baffo. Se l'è cavata in modo disinvolto anche quando ci sono stati sporadici casi di scarlattina e varicella, e quando i bimbi stavano a casa per intere settimane, lui si faceva due, tre giornetti di febbre non troppo altra e poi riacquistava forma e vivacità.
 
Ma ora, il temuto spettro dell'otite si è materializzato e il piccoletto ha febbre alta da due giorni, senza interruzione e senza significativi cali di temperatura. E' per noi una situazione relativamente nuova.
 
Due occhioni lucidi mi scrutano imploranti nella penombra della cameretta, le guance rosse e il corpicino bollente, a tratti incandescente, si dimena sofferente. Non mangia, e questo è davvero indice di  malessere!, non vuole bere e dargli l'antibiotico è un'ardua impresa.
Ora dorme, mi illudo che un buon sonno gli farà bene, nel frattempo non posso far altro che stargli vicino, coccolarlo e abbracciarlo. Sembra che sia ciò di cui ha più bisogno.

3 giugno 2013

Lavoro = tempo rubato?

Il lavoro nobilita l'uomo, conferisce dignità, produce ricchezza, o almeno, sostentamento alle famiglie.
Questo è quello che ho sempre pensato.

Sono sempre stata legata ad un concetto tradizionale di lavoro. Sentivo la necessità di avere uno stipendio mensile, un lavoro a tempo indeterminato e non perché pensassi, o tantomeno intendessi, trascorrere la mia intera vita lavorativa nello stesso posto, ma soltanto per avere sicurezza, e, contemporaneamente, anche la libertà di poter scegliere di cambiare quando e come volessi. (E infatti ho cambiato davvero tanti lavori, un giorno mi farò un bell'elenco).

Ora, andare a lavorare, trascorrere ore chiusa in ufficio lontano da casa e soprattutto lontano dal mio piccolo mi pare uno spreco immane di tempo prezioso.
I mesi in cui ho potuto "godere" della cassa integrazione riuscivo a prendermi cura della casa e a cucinare cibi genuini, sbrigare la macchinosa burocrazia familiare a occuparmi del ballerino senza sentirmi in colpa.

 ...  Ops... Io stessa rileggendo quanto ho appena scritto non mi riconosco nella stessa me di prima di essere mamma!
Mai amato particolarmente fare la casalinga, cucinare manicaretti o elaborare strategie del risparmio casalingo, ma con il ballerino, con questo piccolo clown che fa smorfie e faccette adorabilmente improbabili e canticchia e danza con entusiasmo supremo e sincero, be' le cose sono decisamente cambiate e oggi darei di tutto pur di avere un lavoro che mi permettesse di essere soddisfatta e presente.

Niente più ambizioni di sicurezza ma solo tanta, tanta voglia di gestirmi tempi e modi.
La famosa conciliazione tra accudimento della famiglia e soddisfazione lavorativa di cui tanto si parla, è una realtà possibile?