22 marzo 2013

Riflessioni amare

Tra una corsa e l’altra, portare il bambino al nido, andare a fare gasolio, precipitarsi a fare la spesa, tornare a casa e sistemare almeno un po’ il disastro di briciole, macchie di latte e salviettine sparse per la cucina, sono riuscita a ritagliarmi un’oretta di tempo per onorare una mia cara amica che festeggiava ieri, primo splendido (e finalmente!) giorno di primavera, il suo venerando compleanno. Abbiamo la stessa età e anch’io, come lei, abbiamo probabilmente già trascorso metà della vita. 
 
Tra un bicchiere di prosecco e una tartina col prosciutto a un tavolino all’aperto ci siamo raccontate quello che da giorni andavamo accennandoci via sms o brevi telefonate. La vita è una spirale vorticosa che molto spesso non lascia spazio a momenti lenti, piacevoli occasioni per chiacchiere senza fretta.
 
Le nostre chiacchiere però non sono state solo piacevoli.
 
La mia amica non ha figli, una volta c’è andata vicino ma le cose non sono andate bene. La mia amica ha avuto un serio problema di salute, ma ne è uscita. La mia amica ha tirato fuori, negli ultimi anni una forza che non sospettavo avesse (e forse nemmeno lei). La mia amica, ora, meriterebbe un po’ di serenità. Invece, nonostante la laurea in lingue e molte competenze, lavora part time in un hotel e non riceve lo stipendio da tre mesi.
 
Purtroppo l’emergenza sociale costringe molti a vivere in condizioni davvero precarie. Il lavoro, si sa, non c’è. Nemmeno nell’industrioso nord est. La penuria di lavoro ci costringe ad una guerra fra poveri. Le aziende o gli esercizi commerciali che assumono non hanno davvero nulla da perdere, c’è talmente tanta concorrenza e la gente, istruita, competente e con esperienza, è talmente bisognosa di lavorare che accetta condizioni svantaggiose e spesso denigranti.
 
Si fa un gran parlare della necessità impellente di intervenire a favore dell'occupazione giovanile, cosa che mi sembra sacrosanta. Tuttavia mi chiedo, ma i quarantenni che non hanno più un lavoro e sono costretti ad arrabattarsi come meglio possono, devono tutti emigrare? Parrebbe che l'unica soluzione sia questa, solo che un quarantenne ha maggiori difficoltà ad andarsene, spesso ha dei figli e un mutuo da pagare, ma ciò che rappresenta davvero un problema è la presenza di genitori molte volte anziani.
 
Quando ero più giovane ho vissuto all'estero. A volte penso che mi piacerebbe tornarci, a vivere all'estero, non sono per il lavoro e l'assitenza sociale che qua mancano ma anche per il senso civico che in tutte le altre culture occidentali è molto più presente.

2 commenti:

  1. Che amarezza ..qui il problema è dei giovani che non riescono ad iniziare a lavorare a farsi esperienza cosi come dei quarantenni o cinquantenni o vogliamo parlare dei sessantenni prossimi alla pensione che se perdono il lavoro son guai ..come la giri è un caos ...
    io non ho mai vissuto all'estero e non mi attira ..ma mi chiedo se i nostri figli saranno "obbligati" ad espatriare o se tra venti anni per loro ci saranno possibilita?

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  2. Non lo so franci, ma non sono molto ottimista, purtroppo. Speriamo di potermi ricredere.

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