30 marzo 2013

Via...

 
Oggi a pranzo con marito e ballerino nel solito locale rustico, tipico del paesello, che per questo motivo attrae foresti e stranieri, soprattutto austriaci. Molti autoctoni ci portano amici loro provenienti da altre regioni italiane che sono ospiti da queste parti.
 
Un vecchio bancone in legno e il soffitto colmo di antiche pentole in rame. Una grande morsa che accoglie una mortadella dalla pezzatura più che dignitosa, cosce di prosciutti cotti e crudi pronti per il magistrale taglio rigorosamente a mano. Tavoli di legno, massicci e scuri, che si fanno onore senza l'orpello della tovaglia. Si incontrano i vecchi del posto, per lo più, spesso con i nipotini, ma anche uomini e qualche donna, più giovani, che riscoprono la tradizione del bicchiere di vino al banco con la tartina di cotto e kren, rendendo questo locale ideale anche per un aperitivo prima di pranzo.
 
Si chiacchiera davanti a un bel piattone di affettati misti con formaggio e sottaceti o, eccezionalmente, si pasteggia a piatti tipici dal sapore austroungarico, Gulasch con polenta, Jota triestina e strudel di mele, il tutto annaffiato da vini mediocri, o, se sei di casa, ottime bottiglie proposte direttamente dall'oste/amico di sempre.
 
Accanto al nostro tavolo sento accenti diversi e mi accorgo che una bella signora di mia conoscenza ha, appunto, invitato alcuni amici ferraresi. 
Improvvisamente mi rendo conto di quanto mi manchi un semplice weekend fuori porta, ascoltare una cadenza diversa dalla nostra, passeggiare per strade non scontate, respirare profumi e odori sconosciuti.
 
Questa è la mia essenza, in fondo. L'incontentabilità dell'essere dove sono e l'irrefrenabile voglia di calarmi e assaporare culture e atmosfere diverse, anche se solo di poco, ma lontane da quelle a cui sono abituata e che ciclicamente tornano a starmi strette.
Non è che non apprezzi dove vivo, tutt'altro! Aver viaggiato in luoghi diversi e aver vissuto altrove mi ha permesso di capire quanto sia infinitamente meno stressante vivere in questa zona remota d'Italia e quante meraviglie della natura mi circondino, ma la mia essenza oltre ad essere confusa è senz'altro molto avida ed irrequieta e questo non mi basta se non viene alimentato da incontri interessanti, luoghi sconosciuti e affascinanti e stimoli nuovi.
 
 

25 marzo 2013

In ospedale

Lui, è piccolo e coraggioso.
 
Senza un  lamento si fa trasportare sotto la pioggia gelata di questa coda d'inverno con le sole calzine ai piedi prima dentro l'auto, poi nel passeggino, attraverso un parcheggio ventoso e umidissimo dentro un labirintico ospedale.
Con lo sguardo curioso osserva  il nugolo di persone in una sala d'attesa di un reparto dove non ci sono bambini, né distrazioni di plastica colorata o sorrisi, ma solo volti e pareti e finestre monocolore.
 
Lui, è un bambino allegro e vivace e anche tra donne e uomini con gesso e stampelle trova una giovane complice che risponde al suo gioco di sguardi e sorrisi.
 
Lui, affronta come può la visita al piedino, con il coraggio di un bimbo di un anno e mezzo. Intimorito dai camici, in braccio alla mamma, stringendo forte il suo amato ragnetto Whisky.
Il  medico è un po' impacciato. E' un giovane pugliese e si capisce che non ha spesso a che fare con i bambini, ma fa del suo meglio e cerca un contatto con il ballerino.
Un attimo. Due buchini sull'unghietta. Pianti disperati. L'abbraccio ancora più forte. E' finita.
 
Lui è piccolo e coraggioso, ma quando siamo in macchina, accomodato sul seggiolino, tace e mi guarda nello specchietto retrovisore. Io ho la netta sensazione che mi stia dicendo "cattiva".
 
Lo so, non è stato un intervento importante e ci sono tantissimi bimbi che affrontano situazioni ben peggiori.
Lui, però, è mio figlio.


24 marzo 2013

Un bello spavento

Ieri abbiamo lasciato il ballerino un'oretta dai nonni. Io avevo bisogno di recuperare le energie. Ho avuto il tempo di farmi un bel bagno caldo e lavarmi i capelli. E' servito.
 
Non lo lasciamo spesso e mai troppo a lungo. I nonni non sono in piena forma e a me dispiace gravarli del dolce peso di un bimbo così vivace, ma so che a loro fa piacere e anche il piccolo ci sta volentieri.
 
Il ballerino non sta mai fermo e spesso gioca con uno sgabello di legno che trascina di qua e di là e che ieri, come altre volte, ha fatto cadere. Questa volta però ci è andato di mezzo lui stesso.
La nonna dice che ha tanto pianto ma  non si capiva se per lo spavento o se si fosse fatto davvero male. 
 
Arrivato a casa, si è addormentato una mezzora in braccio a me, sul divano. Una cosa che non succede mai. L'abbiamo cambiato, gli abbiamo dato il latte e messo a dormire. Il tutto mentre continuava a piangiucchiare. Pensavamo che fosse eccessivamente stanco, spaventato e mettiamoci pure che nel pomeriggio l'avevamo un po' rimproverato. Abbiamo creduto fosse scosso emotivamente.
 
Durante la notte però si svegliava piangendo forte e non capivamo cosa gli dolesse. Non sapevamo davvero cosa fare. In tutto questo trambusto l'ho portato a cambiare il pannolino ed è così che ho notato l'alluce del piedino destro tutto nero e un po' gonfio. 
 
A questo punto sono chiaramente scattati i sensi di colpa. Perché l'avevamo lasciato? Non avremmo dovuto rimproverarlo nel pomeriggio, avremmo dovuto subito capire dove si era fatto male e perché piangesse.
I sensi di colpa ci hanno perseguitato per un bel po'. Alla fine abbiamo deciso che era inutile incolparci di quello che era successo. Io avevo assolutamente bisogno di un po' di spazio altrimenti sarei stata più nervosa e me la sarei presa con lui o con il suo papà, probabilmente lo stesso sarebbe successo anche in mia presenza e facendo mente locale mi son ricordata che quando l'abbiamo cambiato per mettergli il pigiamino non abbiamo notato l'unghia e il dito nero, quindi non avremmo potuto proprio capire che era quella parte a dolergli.
 
Oggi, con la pioggia e un vento improvviso, armata di passeggino, fascia e (prevedendo una lunga attesa) di borsa con le sue cose, l'ho portato al pronto soccorso. Da sola perché suo papà ancora non sta bene.
Ci hanno rimandato a domani per la visita con l'ortopedico. Ci hanno detto che probabilmente non gli verranno fatti né raggi né ingessatura, ma che sarà lo specialista a valutare l'entità dell'ematoma. Sarà possibile che gli buchi l'unghia in modo da attenuare la pressione delle pulsazioni, la reale causa del dolore.

23 marzo 2013

Stanchezza

 
Stanca, sono stanca.
 
Il papà del ballerino ha l'otite, il piccolo negli ultimi giorni è iperattivo, ancora più del solito. Si sveglia alle 6.30, la sera ci impiega un'ora ad addormentarsi mentre si agita al buio della cameretta, spinge le gambine, sospira e cambia posizione e non fa che piagnucolare tutto il giorno.
Non so, saranno i denti o sarà "semplicemente" una fase di cambiamento.
Si sa: i bambini cambiano continuamente :-(
 
Io però, da sola, devo far fronte alle solite piccole ma imprescindibili incombenze domestiche, badare ad un bimbo lamentoso e fare un minimo di assistenza infermieristica.
 
E non c'è più nemmeno il sole.
 
Anzi pare che si stia avvicinando una perturbazione.
 
Si prospetta proprio un bel weekend.  

Foto qui

22 marzo 2013

Riflessioni amare

Tra una corsa e l’altra, portare il bambino al nido, andare a fare gasolio, precipitarsi a fare la spesa, tornare a casa e sistemare almeno un po’ il disastro di briciole, macchie di latte e salviettine sparse per la cucina, sono riuscita a ritagliarmi un’oretta di tempo per onorare una mia cara amica che festeggiava ieri, primo splendido (e finalmente!) giorno di primavera, il suo venerando compleanno. Abbiamo la stessa età e anch’io, come lei, abbiamo probabilmente già trascorso metà della vita. 
 
Tra un bicchiere di prosecco e una tartina col prosciutto a un tavolino all’aperto ci siamo raccontate quello che da giorni andavamo accennandoci via sms o brevi telefonate. La vita è una spirale vorticosa che molto spesso non lascia spazio a momenti lenti, piacevoli occasioni per chiacchiere senza fretta.
 
Le nostre chiacchiere però non sono state solo piacevoli.
 
La mia amica non ha figli, una volta c’è andata vicino ma le cose non sono andate bene. La mia amica ha avuto un serio problema di salute, ma ne è uscita. La mia amica ha tirato fuori, negli ultimi anni una forza che non sospettavo avesse (e forse nemmeno lei). La mia amica, ora, meriterebbe un po’ di serenità. Invece, nonostante la laurea in lingue e molte competenze, lavora part time in un hotel e non riceve lo stipendio da tre mesi.
 
Purtroppo l’emergenza sociale costringe molti a vivere in condizioni davvero precarie. Il lavoro, si sa, non c’è. Nemmeno nell’industrioso nord est. La penuria di lavoro ci costringe ad una guerra fra poveri. Le aziende o gli esercizi commerciali che assumono non hanno davvero nulla da perdere, c’è talmente tanta concorrenza e la gente, istruita, competente e con esperienza, è talmente bisognosa di lavorare che accetta condizioni svantaggiose e spesso denigranti.
 
Si fa un gran parlare della necessità impellente di intervenire a favore dell'occupazione giovanile, cosa che mi sembra sacrosanta. Tuttavia mi chiedo, ma i quarantenni che non hanno più un lavoro e sono costretti ad arrabattarsi come meglio possono, devono tutti emigrare? Parrebbe che l'unica soluzione sia questa, solo che un quarantenne ha maggiori difficoltà ad andarsene, spesso ha dei figli e un mutuo da pagare, ma ciò che rappresenta davvero un problema è la presenza di genitori molte volte anziani.
 
Quando ero più giovane ho vissuto all'estero. A volte penso che mi piacerebbe tornarci, a vivere all'estero, non sono per il lavoro e l'assitenza sociale che qua mancano ma anche per il senso civico che in tutte le altre culture occidentali è molto più presente.

19 marzo 2013

Capricci

Aiuto! Giusto pochi giorni fa, qui parlavo della corsa verso i terrible twos senza accennare a cosa questo comporti perchè lo so vagamente, ma mi risulta che in questo periodo i bimbi manifestino in modo molto sentito l'affermazione della propria volontà con infiniti capricci ed eccessi di rabbia. Ebbene, in questi ultimi giorni il piccolo ballerino ha dimostrato di precorrere i tempi.
 
Non so, saranno forse state le due giornate di grigio pesto e perenne, tutta l'acqua che è caduta e l'impossibilità di sfogarsi all'aria aperta con corsette e giochi vari, ma il principino ha dato segni di nervosismo imperante. Capricci perchè voleva un ciuccio anziché un altro, tragedie greche al momento della colazione con rovesciamento di piatti e rifiuto di cibo (cosa mai e poi mai accaduta), pianti e urli dimenandosi sul pavimento.
 
Quando era piccolo e gattonava tutti mi dicevano che sarebbe stato terribile per me quando avrebbe camminato. In realtà anche quando procedeva a gattoni bisognava stargli dietro parecchio, era ben più spericolato perchè si muoveva velocissimo e, se ora qualche pericolo lo riconosce e lo evita, o se, per lo meno, non si caccia proprio tutto tutto in bocca, all'epoca sì che lo faceva e poi voleva gattonare ovunque (ricordo una mattina all'inps, io dovetti rincorrerlo sul pavimento dell'atrio perchè non ne voleva sapere di stare fermo e doveva andare a ispezionare tutti gli angoli sporchi e pericolosi). Ma si trattava semplicemente di vivacità, curiosità e brama di conoscere il mondo, quindi accettavo tutto ciò di buon grado e lo assecondavo.
 
Queste esplosioni improvvise di rabbia invece mi spiazzano. Non so bene come affrontarle. Anche se nella teoria si dovrebbe cercare di calmare il bambino abbracciandolo e facendogli capire che noi siamo lì per lui, be' non sempre si riesce a "domare" un cucciolo che si dimena arrabbiato. Si può tentare di ignorare pianti e urla piuttosto che cercare di calmarlo compiacendolo con l'oggetto del desiderio se non ci sembra sia il caso. Anche in questo caso, però, è tutt'altro che facile resistere, un po' perchè, diciamocelo, a volte non se ne può più di sentirlo ma spesso anche perchè ci dispiace non poterlo confortare.
 
E sì, a volte è davvero dura. Il lato positivo però c'è: sto scoprendo che sono capace di tanta infinita e inaspettata pazienza! 
 
 

15 marzo 2013

18 MESI

 
18 mesi. Un anno e mezzo. E' una tappa fondamentale nella vita di una piccola creatura.
18 mesi è la taglia di vestiti immediatamente successiva ai 12 mesi, mentre prima c'erano misure diverse ogni tre mesi, ora si fa un balzo di un semestre. A un anno e mezzo è previsto il consueto bilancio di salute. Il piccolo da un bel po' non è più un lattante e si avvia irrimediabilmente verso i "terrible twos".
A questo punto ha acquisito molteplici nuove competenze davvero importanti che lo rendono sempre di più autonomo.

Il ballerino utilizza ormai una cinquantina di parole, di cui solo poche pronunicate correttamente, ma l'urgenza di comunicare lo spinge a crearne sempre di nuove, perfettamente comprensibili alle orecchie di mamma e papà, come "leleàli" quando a colazione chiede i cereali o "cocche" per avere un po' di coccole.
A volte recupera un vocabolo che determina un'azione precisa per indicarne anche il contrario, così quando dice "chiudi" vuole farsi chiudere ma può anche voler farsi aprire una scatola o la porta, o quando, un po' sorpreso, ritrae le manine da sotto il getto d'acqua dicendo "caldo" non si sa bene se l'acqua sia bollente o troppo fredda.

Corre con sicurezza, sale, scavalca e scala qualsiasi ostacolo. E' conscio della sua fisicità e dello spazio circostante che esplora irrefrenabilmente.
Comincia a guardarsi e a conoscere il suo corpicino e a usare un po' tropppo di frequente alcune paroline tipo MIO, IO e NO imponendosi con "capricci" e piagnucolii.

L'imitazione e il gioco simbolico sono le sue attività principali. Prepara il caffè e pretende una tazzina per sè. Mescoliamo i nostri caffè finti e sembriamo due signore che chiacchierano amabilmente alle 5 del pomeriggio. Imita i lavori domestici e si arrabbia se non gli si concede scopa e pattumiera al momento di spazzare, o se non lo si lascia avviare la lavatrice con dentro il carico di mollette per la biancheria che ha sapientemente inserito.

Non so a che fase dello sviluppo sia prevista la padronanza dell'utilizzo dello smartphone perchè suppongo non sia considerato un fondamento dell'educazione infantile, tuttavia non ne condanno l'uso. Oltre a risolvere molti momenti di stallo, credo contribuisca ad accrescere agilità manuale, memoria e anche fantasia e osservare il ballerino che si sceglie la sua musica con quel ditino veloce che scorre su e giù è davvero un piacere.

I bambini sono una ricchezza. Una continua sorpresa e una rinnovata consapevolezza del mondo per noi poveri adulti che diamo per scontate tante piccole cose che invece agli occhi curiosi di un bambino sono scoperte meravigliose.

13 marzo 2013

A proposito di genere

Di recente mi sono imbattuta in vari post, articoli e occasioni in cui si è parlato di bimbi e differenza di genere tra maschi e femmina. Di come noi adulti in generale e, nello specifico il mondo commerciale, ci preoccupiamo di indirizzare i bimbi maschi a giochi prettamente "maschili" e circondiamo le femmine di oggetti e abbigliamento rosa con fiocchi e pailette.
Degradante è poi, a mio avviso, l'idea di futuro romantico che viene spesso trasmesso alle bambine attraverso favole, cartoni animati e giochi di principesse e castelli, di trucchi e luccichii vari, come se le femmine dovessero ambire esclusivamente alla bellezza per trovarsi un principe che le mantenga.... (certo è che la società italiana attuale non offre loro esempi migliori, ahimè).
 
In realtà, bimbi molto piccoli non hanno bisogno di queste distinzioni ma devono poter giocare liberamente con bambole e vestitini (i maschi) e macchinine e attrezzi da lavoro (le femmine). L'identità sessuale la scopriranno più tardi e da soli cominceranno a preferire alcuni giochi ad altri.
Fortunatamente alcune aziende produttrici di giocattoli si sono impegnate, soprattutto di recente, a livellare queste distinzioni e così giochi tipicamente femminili connotati alle faccende domestici tipo la cucinetta, la macchina da cucire, l'asse da stiro, non sono più realizzati in colori esclusivamente femminili (rosa in primis) e nelle immagini pubblicitarie e nel packaging si possono vedere foto di bambini maschi alle prese con il lavoro domestico.
Per quanto mi riguarda, quando ero in attesa del mio piccolo non ho mai pensato di acquistargli abbigliamento e oggetti azzurri e non avrei pensato a dipingere la sua cameretta di rosa se fosse stato femmina. Al contrario, cercavo, con poco successo a dir la verità, tutine verdi, arancio o di altri colori. Lo stesso problema, in modo meno marcato, ce l'ho anche adesso che ha un anno e mezzo. Difficilmente trovo pantaloni rossi, maglioncini colorati o cappellini in colori pastello.
Forse, nella realtà dei fatti, se avessi avuto una bimba qualche concessione al rosa gliel'avrei fatta... è pur vero che spesso non si capisce bene il sesso delle neonate e una mamma potrebbe voler renderlo ben chiaro fin da subito grazie alla tutina o alla carrozina rosa.
 
Tutto questo mi è venuto in mente perchè oggi al nido c'era uno stagista. Un nuovo educatore, un ragazzo, e la cosa mi ha un po' sorpresa ma allo stesso tempo ne sono stata felice.
Ecco, vorrei che mio figlio crescesse sapendo che i ruoli possono essere controvertibili e scambiabili.
 
Nella foto: cucinetta di Imaginarium 


Questo post partecipa al blog tank di Donna Moderna di marzo: Rosa è femmina

 

8 marzo 2013

Tempo

 
Nonostante non lavori attivamente, la mattina sono sempre impegnata con le incombenze domestiche, la burocrazia famigliare, la ricerca di un nuovo lavoro e, non ultimi, i due o tre progetti che mi frullano per la testa.
 
Il pomeriggio, con il ballerino biondo in piena attività (ve l'ho detto che se va bene dorme un'ora e mezza? Ultimamente non raggiunge nemmeno l'ora!!), comunque, con il ballerino che assorbe tutte le mie energie, non riesco a fare molto altro. La sera, non ne parliamo, dopo bagnetto, cena, routine per la nanna, saimo tutti stremati e io anelo il divano.
Siamo una famiglia di dormiglioni e con l'avvento del piccolo  non ci è più possibile indugiare la  mattina fino a tardi nel lettone, così, ovvio che quelle ore di sonno vadano recuperate la sera. Morale, si va tutti a nanna abbastanza presto. Spesso alle 22 sto già ronfando dopo aver letto due o tre righe del romanzo di turno.  
 
Va da sè che cerco sempre di ottimizzare al massimo il tempo a mia disposizione facendo cose utili e indispensabili. Ma ma oggi no.
Stamattina, ho deciso di prendermi tutto il tempo per me, di scrivere sul blog, leggere i giornali con calma, bermi il tè comodomante seduta sul divano, tralsciando pulizie e lasciando anche la mia mente scevra da ogni pensiero costruttivo.
Attenzione però, non è che non mi prenda mai i miei spazi, ogni tanto cerco di farlo, altrimenti scoppierei, ma quello che sto facendo stamattina è prendermi il mio tempo e NON SENTIRMI IN COLPA.
Ecco l'ho detto. Mi sento libera e bella e che male può farmi avere qualche oretta per me sola senza responsabilità!?


Photo credit: http://www.flickr.com/photos/robbitphotos/2512899382/

5 marzo 2013

Al mare

 
Finalmente la splendida domenica di sole ci ha permesso di trascorre delle piacevolissime ore al mare.
Dopo una passeggiata sul lungomare inebriati dalla brezza marina e dal sole che ci accarezzava i volti, abbiamo bevuto l'aperitivo all'aperto appoggiati a degli alti tavolini colorati e rispondendo all'insistente brindisi del piccolo ballerino. E già! Gli abbiamo insegnato a fare "cin cin" e lui si diverte un sacco a sbattacchiare il suo bicchierino di plastica colmo d'acqua contro i calici pieni di bolle di mamma e papà.
 
Con un ballerino vivace come il nostro piccolo è quasi impossibile passeggiare tranquillamente. La mamma deve sempre guardare lontano alla ricerca di possibili pericoli che in un batter d'occhio potrebbero capitare alla sua portata, il papà deve badare che non resti indietro indugiando troppo a lungo in chissà quante cose che hanno attirato la sua attenzione e dobbiamo pure stare pronti a scattare per impedirgli di correre verso evenutali minacce di sicura attrazione.
Per quanto questo porti un'infinta stanchezza in due genitori non più giovanissimi, penso che sia giusto lasciare al piccolo tutta la libertà possibile, senza impedirgli di curiosare ed esplorare o di cadere e rialzarsi, ritengo sia il modo migliore di stargli vicino senza tarpargli le ali. E sì che ci si diverte tutti quanti e senza troppe angosce.
 
Abbiamo pranzato in un bel ristorantino non lontano dal mare e il ballerino è salito tutto contento sulla sedia attrezzata con un seggiolino arancione apposta per lui. Mamma, papà e il piccolo autosvezzato, tutti quanti, abbiamo gustato cozze e capesante gratinate, spaghetti alle vongole, calamari e verdure alla griglia.
Fortunatamente il cibo per il nostro piccolo non è mai stato un problema, sia questo dovuto al fatto che noi amiamo la convivialità della tavola, al fatto che sia stato autosvezzato o che sia semplicemente una cosa innata, questo è. La difficoltà nell'andare a pranzo fuori si pone tuttavia nel momento dell'attesa, soprattutto se è lunga. Noi cerchiamo sempre di portarci dietro un libricino, magari uno interattivo con il quale ci si può perdere un po', oppure per distrarre la piccola creatura da un'attesa che mette alla prova anche gli adulti, uno di noi fa un giretto con il piccolo per mano in modo da non intralciare il lavoro del personale del ristorante, e come ultima spiaggia c'è sempre l'iphone di papà che ormai il ballerino usa meglio di mamma per cercare la sua musica preferita o rivedersi nelle foto.