18 dicembre 2013

Natale

A due anni e tre mesi, questo è il primo Natale che il ballerino percepisce in quanto tale.
Lo scorso anno ha partecipato agli addobbi natalizi un po' inconsapevole. Temevo, vista la sua natura vivace, per l'incolumità di palline e decorazioni, così abbiamo essiccato fette di agrumi  e decorato l'albero in quel modo originale e innocuo.
 
Giorni fa abbiamo allestito insieme l'abete per questo Natale e abbiamo appeso palline rosse e argentate. Manine inesperte hanno appiccicato renne dorate sui vetri della cucina, stelle e palline luccicanti su quelli del salotto. Baluginanti lucine d'oro ci accolgono quando rientriamo dal nido, che già comincia a imbrunire, e tanti pacchetti sono già stati posizionati al loro posto.
In biblioteca ho fatto razzia di libri sul Natale e spesso, durante la giornata, il ballerino vuole leggerli, il che mi fa un gran piacere per l'intimità e la partecipazione che si crea ma anche, lo confesso, perché questo è l'unico modo in cui il piccolo trattorino si ferma per un attimo.
 
Ero incerta se collocare i nostri regali sotto all'albero o aspettare fino al giorno di Natale per dare coerenza al fatto che Babbo Natale arriva la notte della vigilia, o non farli affatto, per noi adulti. Mi son chiesta e ho chiesto agli altri genitori come si comportano e ho scoperto che l'atteggiamento più comune è quello di depositare i pacchetti per gli adulti e raccontare ai piccoli che Babbo Natale porta soltanto i doni per i bimbi. Un albero sguarnito di scatoline colorate ai suoi piedi non mi piace affatto, così ho seguito i suggerimenti degli amici.
 
Non siamo cattolici osservanti e il presepe non lo facciamo mai.
Confesso che questo fatto comincia a crearmi un po' di problemi. Mi chiedo come affrontare il tema quando emergerà, sapendo che lui crescerà in un ambiente prettamente cattolico. Non voglio imporre a mio figlio la laicità a ogni costo, d'altro canto io sono cresciuta in una famiglia cattolica osservante, tuttavia non mi sento nemmeno di raccontargli una storia nella quale non credo.
 
Parafrasando le parole di una nota canzone, immagino che scoprirò come e cosa raccontargli solo vivendo.
 

18 novembre 2013

Il ballerino alla scoperta delle Storie

Rovistando tra gli oggetti dimenticati in un cestino ho ritrovato un foglio di appunti che avevo scritto tempo fa. Il ballerino avrà avuto circa 18 mesi e cominciava a dimostrare un interesse reale per i libri in quanto espressione di storie e non solo di gioco ed esperienze tattile e visiva.
Riporto quanto scrissi all'epoca:
 
 
Da accanita lettrice non posso che esser contenta del nuovo comportamento che ho osservato nel ballerino.
Fin da piccolissimo ho cercato di avvicinarlo al mondo dei libri proponendogli i "carezzalibri" in cui immagini dai colori nitidi si alternano a piccole parti in stoffa o tessuti vari, luccicanti, lisci, ruvidi e via dicendo, gli ho proposto i libri "con i buchi" e i libri sonori. Libretti, insomma, con i quali poter interagire, adatti alla sua fase di crescita, e ho ottenuto ciò che mi aspettavo: manine che toccano, grattano, pigiano, infilano e strappano.
Una volta cessata la curiosità per l'oggetto in quanto tale, è iniziato l'interesse per le immagini. L'osservazione durava solo pochi minuti. La soglia dell'attenzione a quell'età, si sa, è piuttosto bassa e la sua volontà di partecipare indicando  continuamente le figure e interrompendomi per nominare le cose note non mi permetteva di catturare la sua attenzione.
Ammetto che se da un lato questo mi gratificava perché notavo i progressi nel linguaggio, nella memoria e nell'interazione, dall'altro mi scoraggiava perché non osservavo un reale interesse per l'ascolto della storia, né chiaramente riuscivo a stabilire un momento di serenità e contatto, cosa che la lettura di un libro dovrebbe favorire.
Oggi siamo andati in biblioteca, ho scelto tre libri. Il primo sulla rabbia, uno sui NO e un altro dal titolo importante: PIANO PIANO con cui speravo di riuscire a trasmettergli un po' di tranquillità nella fase prenanna.
Stasera gli ho letto uno dei libri a voce alta, ma in modo pacato, benché il piccolo fosse, come sempre, tutto impegnato a spostare i giochi, ad arrampicarsi sui mobiletti e a scavalcare la scatola dei giocattoli. Nulla. Finché la parolina magica che lui spesso proferisce è diventata la protagonista di una storia con le immagini del bambino Marco che non vuole andare all'asilo, non vuole la caramella, non vuole parlare né giocare con nessuno e non vuole tornare a casa. Inaspettatamente sentirmi ripetere enfaticamente NO, NO e NO ha catturato la sua curiosità.
Sono riuscita ad avvicinarlo e coinvolgerlo, volentieri è salito sulle mie ginocchia e abbiamo riletto la storia per ben tre volte!
Poi siamo passati agli intramontabili EROI NELL'ORTO e infine l'auspicata tranquillità è arrivata attraverso le immagini e le parole di PIANO PIANO.
 
Oggi il ballerino "legge" con estremo piacere tanti libri (alcuni anche inglese, ma di questo parlerò un'altra volta), ascolta attentamente la storia che gli racconto e poi è il suo turno e mi delizia con paroline magiche e salti temporali stupefacenti. La favella non gli manca di certo!
 
Buona lettura a tutti!
 


16 novembre 2013

Questo è il progresso e non si può tornare indietro

A giorni nella nostra tranquilla provincia aprirà il megacentro commerciale di un affermato colosso europeo.
Leggo commenti su facebook di detrattori che si augurano il fallimento di questa "cattedrale nel deserto", che condannano la cementificazione esasperata e che si dichiarano pronti ad abbandonare il loro supermercato abituale che traslocherà nel nuovo megashopping center.
Sento parlare con aria di sfida di ritardi nell'apertura, nei negozi si millantano cifre spropositate per l'affitto di un locale e moltissimi paiono rimpiangere i tempi in cui la città era un pullulare di botteghe e negozietti dove poter reperire regalini natalizi, abbigliamento di buona qualità a prezzi non eccessivi.

Qualche anno fa la piccola e accogliente strada principale della città è stata pedonalizzata e abbellita con panchine e lampioni di design, eppure la maggior parte degli esercenti non faceva altro che lamentarsi temendo un calo delle vendite, salvo poi assistere all'apertura di bar e negozi, proprio in quella strada, che avevano traslocato da altre vie trafficate.

Le cose cambiano. Inevitabile. E la maggior parte delle persone teme il cambiamento, preferisce crogiolarsi nel noto pur di non sfidare l'ignoto.
 
Anche a me farebbe piacere poter fare acquisti nella mia graziosa cittadina, dove conoscevo tutti i negozianti e spesso incontravo amici e conoscenti e dove, soprattutto, un tempo, trovavo tutto quello che mi serviva a prezzi contenuti.
Il fatto è che tanti negozi sono già chiusi e nei pochi rimasti i prezzi non sono certo abbordabili,.
Personalmente aspetto con impazienza l'apertura, a pochi km da casa mia, di un luogo a cui poter ricorrere sia per comprare a prezzi contenuti senza dover perdere giornate intere coprendo le distanze tra un capo e l'altro della provincia, sia per permettere al mio piccolo ballerino di trascorrere le giornate uggiose giocando con altri bambini in luoghi adatti piuttosto che davanti alla televisione.

13 novembre 2013

La crisi e il coraggio di reinventarsi

Nonostante lo sconforto, l'amarezza e tanta rabbia, credo che questo periodo di estrema difficoltà nel quale stiamo vivendo possa offrirci anche una meravigliosa opportunità, quella di reinventarci.
Facile a dirsi (spesso) assolutamente difficile a farsi.
 
Eppure mi accorgo che ci sono donne intorno a me, quarantenni impegnate nel lavoro fino a ieri, improvvisamente trovatesi con del tempo per sé, tempo per investigarsi, per sognare e per osare, che non hanno la voglia, (qualora fosse possibile!) di ripensarsi alle dipendenze in un ufficio, come hanno fatto per tanti anni, che non hanno più la forza di dover ricominciare a sopportare, lottare e dimostrare a colleghi e datori di lavoro il loro valore.
 
Mi accorgo che le idee, a queste donne, non mancano. Reinventarsi è sì una necessità assoluta, ma spesso si traduce in uno stimolo, forte, a ripensare a noi stesse, a chiederci cosa vogliamo veramente fare nella vita. E' un momento di pausa, forzato, difficile, ma è tutto per noi, libere dagli eccessivi impegni quotidiani e dalla fretta perenne che è ormai il nostro stile di vita. 
 
Qualcuna ce la sta facendo.
Penso ad E. che ha sconfitto la sua proverbiale timidezza e ha scoperto il suo talento e a giorni aprirà il suo laboratorio di cake design, il primo in zona. Le auguro un grande successo perché le sue sono torte meravigliose alle vista e deliziose al gusto.
Penso a F. che ha avuto il coraggio di mettere in pratica quello che io sognavo a occhi aperti, a M. che ha messo in conto un anno di sacrificio ma non ha rinunciato alla sua idea di aprire un franchising, a G. che ha riscoperto la sua vera attitudine e dall'azienda è passata ai playgroup con i bambini, a S. che dopo vent'anni in azienda si è appassionata alla cura della persona e ha ricominciato a studiare e a ideare un nuovo modo di fare business.
 
E insieme a loro penso anche a B, a O, a R e soprattutto a me che di idee ne abbiamo tante, ma cerchiamo ancora il nostro talento, o forse, un po' di coraggio in più.

27 settembre 2013

Di feste e festeggiamenti

Questo mese c'è stato il 2° compleanno del ballerino, che abbiamo festeggiato a casa con amici (più nostri, in verità) e qualche parente.
E' stata una bella festa, emozionante e allegra, con pochi piccoli amici che ballonzolavano per casa e scoppiavano palloncini colorati nel giardino.
Il nostro piccolo circondato da mille attenzioni apriva regali e si meravigliava. Si compiaceva di nuovi capi d'abbigliamento e si entusiasmava per "Gastone il radiocomando chiacchierone", che disponeva perfettamente in fila accanto ai tanti nuovi camion piccoli e grandi, macchinine e furgoncini. Cantava e suonava il tamburo assieme alle sue cugine più grandi e correva in giro per casa incessantemente.
A causa della poca prontezza dei fotografi, al momento della torta ha dovuto soffiare più e più volte sulla candelina con il n° 2. Inaspettatamente si guardava intorno serafico mentre tutti gli cantavano "tanti auguri".
 

La scorsa domenica c'è stata la festa per le nozze d'oro dei nonni (e sì, non siamo genitori di primo pelo, né i miei lo erano a loro volta).

Conservavo il ricordo della festa dei miei nonni come un evento molto importante, ed in effetti è una tappa davvero ragguardevole, e pur nell'impossibilità di ripetere una festa così sontuosa, devo ammettere che è stata una bellissima serata.
Abbiamo cenato in un localino intimo in cui eravamo gli unici commensali. 
Fratelli e sorelle di mia mamma e i figli di quelle sorelle che non ci sono più con i loro bambini hanno portato gioia e ravvivato fortemente il senso della famiglia.
Qualche brindisi ha rallegrato ulteriormente la compagnia e la sorpresa del cofanetto viaggio in regalo ha concluso una serata davvero piacevole.

 

8 settembre 2013

Un sabato di natura e arte

È stato un sabato impegnato e bellissimo, iniziato tra la natura e finito tra giochi e musica.
 
*
 
Per organizzare la festina di compleanno del ballerino che faremo nei prossimi giorni siamo andati a parlare con un uomo di campagna, che oltra al suo lavoro in un ente pubblico e a badare ai terreni e animali di proprietà, si diletta nel cucinare gli arrosticini, da noi sfrontatamente apprezzati. Lo si "affitta" per alcune ore e la festa è fatta!
 
Il piccolo ballerino ha avuto modo di incontrare e... odorare (ahimè) 4 maiali belli grandi, difficilmente riconducibile alle simpatiche immagine di Peppa e famiglia. Se ne stavano semisdraiati nel fresco della loro stalla a combattere questo caldo settembrino. Abbiamo visto anche un grande cavallo rosso che ci ha mostrato dei denti gialli enormi e persino due imponenti trattori colorati che hanno attirato quasi totalmente l'attenzione del nostro ometto. 
 
Dopo aver consumato un pranzo casareccio in una locanda vicina e non aver mai smesso di chiacchierare da quando eravamo usciti la mattina, finalmente il piccolo ha ceduto alla stanchezza e si è lasciato avvolgere da un lenzuolino di sogni.
 
Nel pomeriggio, un'altra bella esperienza ci aspettava.
Abbiamo assistito al Buskers Festival, una gioia per grandi e piccini. In particolare abbiamo visto un giocoliere abile di favella che ha coinvolto il pubblico con battute irriverenti e carisma, facendo girare clavette di fuoco su un monociclo e prodigandosi in magie con sfere cristalline e giochi colorati.
 
Mi piace poter dare al mio piccolo gli strumenti per apprezzare il mondo in tutte le sue forme, nel paesaggio e nella natura ma anche nell'arte che gli uomini sanno esprimere, siano artisti di strada, musicisti, pittori, attori.
Ritengo che un bambino si possa accompagnare verso la sensibilizzazione nei confronti dell'arte e grande ruolo giocano in questo i genitori, spiegando, ma non troppo, entusiasmandosi e divertendosi insieme a loro.

*http://www.pacomachine.com/

3 settembre 2013

Settembre

L'aria frizzante dentro a un sole caldo e giallo, il cielo azzurro sfumato dal bianco morbido di poche nuvole all'orizzonte, le strade di campagna, solitarie in mezzo ai campi coltivati e pregni di vita, qualche trattore che percorre la terra bruciata e verdi grappoli d'uva.

 
E il mare, il mio amato, immenso, nostalgico, brillante e denso mare blu, stufo di essere calmo, caldo e sovrappopolato, finalmente si riappropria di sé stesso.

In attesa del trionfo di colori che infiammano giardini e viali, coi bambini sulle loro biciclette colorate, donne e uomini che si godono l'aperitivo al calar del sole.

Decisamente il periodo dell'anno che preferisco in assoluto.

Settembre.

E da due anni a questa parte ho un altro ottimo motivo per preferire questo mese che più di gennaio porta novità e buoni propositi, rinascita e speranza perchè, proprio due anni fa la speranza si tramutava in realtà. Nella meravigliosa, incredibile, bellissima e inimmaginabile manifestazione di una nuova vita.
 
Auguri mio piccolo ballerino.

29 agosto 2013

Vacanza al mare

Quell'unica settimana di vacanza è già un ricordo lontano.
 
Abbiamo scelto l'hotel e la pensione completa affinché anche le vacanze di noi genitori potessero rappresentare un momento di svago e relax piuttosto che occuparci di preparare pasti e impugnare scope per un periodo più lungo.
La routine rientro, doccia, pranzo, nanna e di nuovo la sera, rientro, doccia, cena ci ha obbligato a rispettare una tabella di marcia che in appartamento sarebbe senza dubbio stata meno rigida, ma resto dell'idea che la comodità dell'albergo rappresenta una necessità se si vuol davvero staccare.
 
La vacanza ha giovato al ballerino. In una sola settimana è improvvisamente cresciuto come se fossero trascorsi interi mesi. Mi dicono che accade, che i bambini hanno questi scatti pazzeschi di crescita. Fatto sta che io lo rivedo in situazioni quotidiane e non mi sembra più lo stesso bambino di qualche settimana fa. La nonna stessa si è accorta di non avere più "un nipote piccolo".
 
Il nostro cucciolo d'uomo è sempre più loquace e curioso, disegna la meraviglia sui volti di nonni e amici in ogni cosa che fa, quando guardandosi in foto esclama "wow!" e  quando capisce davvero qualsiasi cosa gli si dica.
Accanto all'amore sconfinato per gli elementi astronomici (sole, luna e stella) ha sviluppato un profondo e insaziabile interesse per i càion (camion), forse influenzato dall'amichetto cinquenne che nell'ombrellone accanto schierava camion, gru e scavatrice; per i gelati, dietro al cui camioncino (guarda caso!) correva sulla spiaggia intimando "fermi" e per la folla, la gente a passeggio la sera, i negozi aperti e le luci colorate.
In modo non convenzionale è ora in grado di contare fino a dieci: 2,7,8,9, e 10! e benché assieme a mamma o papà ripeta anche i numeri dall'uno al cinque, quando conta da solo preferisce enunciare soltanto i numeri più alti, ad eccezione del 2 ovviamente!
Ora sale le scale da solo e si muove per casa correndo e non camminando.
Distingue i colori principali e la sua mamma gli chiede sempre di che colore sono il cielo, il mare, la maglietta o qualsiasi cosa sia blu per vederlo arrotolare la lingua e gonfiare le guance nel pronunciare quel simpaticissimo BLLLU.
 
Il mare non lo spaventa, affatto! Corre sulla battigia e tra le onde, adora giocare nell'acqua alta e saltare sulle onde e questo rende noi genitori amanti del mare orgogliosi e felici.

Stare in mezzo alla gente gli piace, socializza con bambini e adulti ed è spesso contento.
Ora si gode gli ultimi giorni di vacanza a casa dei nonni e a breve ricomincerà il nido.
 
 
 

18 agosto 2013

Ritorno lento alla quotidianità

Ritorno lento alla quotidianità,
un buon caffè,
pc sulle ginocchia,
una piacevole e rasserenante lettura dei miei blog preferiti,
con ancora nella mente i giochi nella sabbia
e le corse tra le onde
con i miei ometti
 

4 agosto 2013

Un matrimonio nel castello sul mare


In un caldo e soleggiatissimo pomeriggio d'agosto, in un meraviglioso castello a picco sul mare si sono sposati dei cari amici.
 
I genitori di bimbi piccoli sanno che questi eventi rappresentano un'incognita, ma se il pargolo arriva riposato alla festa si può supporre che la serata scorra abbastanza tranquillamente. Ebbene, ieri, invece di addormentarsi serenamente nel primo pomeriggio il ballerino ha impiegato un'ora intera  a rovistare tra i miei capelli vanificando il sapiente lavoro della parrucchiera e si è addormentato solo un'oretta prima della cerimonia... Ma per fortuna ha dormito e il timore di un bimbetto nervoso per la troppa stanchezza si è allontanato. 
 
Il caldo era insopportabile ma la serata è stata bellissima.
Al tramonto, tra le note di un sax, l'aperitivo sulla terrazza vista mare, con un infinito buffet di pesce, formaggi e prelibatezze locali ha dato inizio alla festa. Il piccolo ballerino e pochi altri bimbi hanno divertito parenti e amici con le loro chiacchiere, balletti goffi e sorrisi. Maglietta rosa pesca e pantaloncini bianchi hanno provvidenzialmente sostituito una camicetta bianca ormai bagnata dal caldo umido e pantaloni blu ingrigiti dalla ghiaia e consumati dall'afa.
 
Dopo l'aperitivo ci siamo tutti trasferiti nella corte del castello, allestita con grandi tavoli rotondi finemente apparecchiati. L'alta torre svettava nel cielo stellato e luci colorate baluginavano sulle mura tutt'intorno. Note di vecchie canzoni romantiche hanno accompagnato la cena, ma nell'attesa della torta tutti gli ospiti erano già in pista e si scatenavano al ritmo di una festosa allegria.
 









 Il ballerino ha inaugurato le danze quando ancora la cena doveva iniziare, poi si è comportato come un principino nel castello, ha mangiato sprofondato in una bianca poltroncina  elegante  con il tavolo all'altezza del mento e disegnato l'immancabile sole, nell'ora in cui Morfeo solitamente lo accoglie è stato un tranquillo osservatore molto assonnato di questi adulti scatenati pieni di sorrisi e gioia. Finalmente, all'una del mattino ce ne siamo andati e il ballerino è crollato sul suo seggiolino.
 
Grazie a P e A per la bellissima serata e per la scelta di una location superlativa.
 

27 luglio 2013

Le fisse del ballerino. IL SOLE

Da un po' di tempo il ballerino ha cominciato ad esternare il suo amore profondo per il sole, nominandolo svariate volte al giorno, indicandolo quando c'è e dispiacendosi per la sua assenza quando non c'è, disegnandolo nell'aria con il braccino che gira, gira e gira dentro al nulla e tratteggiando continui cerchi colorati sui fogli di carta bianca.
 
Lo disegna sempre, di tutti i colori. Giallo, ovviamente, ma anche arancione, rosso e persino nei colori più distanti dal reale, ovvero blu, marrone e grigio, pretende che gli adulti lo aiutino e che lo dotino degli occhietti e della bocca sorridente.
Lo disegna a casa e dai nonni, persino nei momenti di stanchezza e noia, nell'attesa della cena al ristorante o in fila alla cassa del supermercato, estraggo agendina e matita e ... zac, eccoti il sole sorridente a rallegrare quel faccino imbronciato.
 
Alla luce di questo nuovo e smisurato amore per il re sole non ho potuto certo tirarmi indietro quando qualche giorno fa in biblioteca, mettendo a posto i libri per ragazzi (ve l'ho detto che ho cambiato LSU? ;-)) ho trovato questo libro*, l'ho subito preso in prestito.
 
 
I disegni e i colori sembrano delle piccole tele,
la storia è in rima e racconta delle pazze avventure di Sole e Luna 
 che la notte si fanno un bel bagno nel mare e si divertono come pazzi,
giocano con il vulcano,
 veleggiano lontano a caccia di stelle cadenti,
e concludono la loro serata di scorribande con una bella storiella.
 

E' un successone! Lo leggiamo e rileggiamo a non finire.
Superconsigliato a chi, come me, ha un bambino innamorato del Sole.


*IL MIO AMICO SOLE di André Dahan, edizioni EQUILIBRI
C'è un precedente che s'intitola LA MIA AMICA LUNA, stesso autore, stessa edizione per chi volesse leggere l'antefatto.

16 luglio 2013

Non ancora due

Alla soglia del 22° mese osservo i nuovi progressi del mio ballerino.
 
La chiacchiera è sempre più frequente e articolata, ora si distinguono parecchie parole, ai più di difficile comprensione, ma a chi gli sta vicino ormai riconoscibilissime.
I suoi discorsetti sono lunghissimi e inframmezzati da paroline significative, per la prima volta l'ho sentito comporre una brevissima frase di senso compiuto "si mamma", inutile sottolineare l'emozione che questa mamma chioccia ha provato.
 
Il desiderio di indipendenza è sempre più marcato, lo si capisce dalla determinazione che dimostra a voler mangiare seduto sulle sedie dei grandi, o dal volersi chiudere e aprire le cinture del passeggino o del seggiolino dell'auto da solo.
 
Ormai riesce a bere dal bicchiere e persino dalla bottiglietta dell'acqua in modo autonomo, da un po' di tempo sale le scalette dello scivolo e scivola giù senza nessun aiuto, ama saltare a piè pari da piccole altezze che per la sua età non son nemmeno così piccole. 
Finalmente, con gran sollievo nostro, riesce a capire (ogni tanto!) che deve fermarsi, se glielo diciamo, quando parte in quarta incontro ai pericoli della strada.
 
Che sta crescendo ce lo fanno capire anche i suoi ultimi sei dentini che stanno sbucando contemporaneamente! Tra pochissimo il suo sorriso sarà completo.
 
E poi è alto! A volte, mentre faccio qualcosa e mi capita sotto agli occhi all'improvviso, mi soffermo proprio a pensare quanto è cresciuto in questo tempo.
Conservo ricordi meravigliosi del suo primo anno di vita, in cui vivevamo quasi in simbiosi e comunicavamo in un modo che era solo nostro, ma ora, lo scambio è molto più profondo, le risate sono più sentite, gli sguardi sono pregni di significati.
 
Il nostro ometto sta crescendo e come tutti i genitori non possiamo che essere fieri di tutto quello che sta imparando e di come lo sta mettendo in pratica.
 
Prossime tappe, teoricamente, sarebbero l'eliminazione del ciuccio e del pannolino.
Non forzeremo la mano, siamo convinti che ogni bambino ha il suo tempo, ma non credo sia sbagliato incoraggiare un poco questi cambiamenti. Suggerimenti?
 
 

9 luglio 2013

Sono una mamma troppo chioccia?

Mi illudo di essere la madre perfetta, benché sappia che la perfezione è ben lungi da me, tuttavia, ecco, in questo campo, nell'educazione di mio figlio ce la metto davvero tutta.
 
Leggo libri autorevoli, scelti tra quelli che più si allineano alla mia idea genitoriale, ascolto con attenzione suggerimenti e indicazioni di chi ha più esperienza, mi applico per dare il buon esempio anche nelle piccolezze (cosa spesso difficile!), cerco di non rimproverarlo invano, ma di essere ferma e decisa nel negargli una cosa, mantengo le promesse con sforzi a volte notevoli, dovuti anche alla scarsa collaborazione del papà, molto più morbido di me, e faccio della coerenza un must.  
Mi stupisco di riuscire ad ignorare il ballerino quando fa capricci inutili, ma sono orgogliosa e felice di essere affettuosa e di lodarlo con entusiasmo quando se lo merita.
 
Mi pare che mio figlio si senta sicuro di sé e mi rallegro della sua vivacità e intraprendenza, della quale mi attribuisco un po' di merito  per averlo incoraggiato ad esplorare e a "fare", standogli vicino ma abbastanza lontano da renderlo presto autonomo e indipendente.
 

O almeno questa è la mia impressione.
 
Ieri c'è stato colloquio al nido e nonostante l'educatrice non ci abbia detto nulla di negativo, mi ha stupido avere una diversa visione della situazione. Io personalmente mi interesso molto a quello che fanno al nido, quando è possibile imparo le canzoncine che gli piacciono per cantargliele, conosco i nomi di tutti i suoi amici dell'asilo, so cosa mangia ogni giorno e cosa fa. Tutto ciò lo faccio perché ritengo sia importante partecipare alla sua vita, ma sono anche convinta di non essere una mamma chioccia, credo di lasciarlo libero e non mi spaventa più di tanto l'idea di "lasciarlo andare". Eppure, l'educatrice ha rimarcato il fatto che il ballerino ha una propria vita e ho capito dalle sue parole che forse la mia partecipazione è esagerata.
 
Dove sta la giusta misura? E' davvero un bene non conoscere i personaggi dei libri che leggono all'asilo o non sapere come si è addormentato in un giorno in cui era particolarmente stanco? E' così sbagliato indugiare un attimo in più sulla porta anziché scappare appena tuo figlio entra in aula?
 
Ci ho riflettuto e ho deciso che finché me la sentirò, continuerò ad interessarmi e a partecipare, forse non insisterò per avere un saluto sulla porta, ma di sicuro sarò ancora abbondantemente presente.

26 giugno 2013

Una serata in cucina.. al nido

L'asilo nido che frequenta il ballerino propone molte attività  che conivolgono i genitori offrendo loro l'opportunità di conoscersi reciprocamente e di avere un più stretto contatto con la struttura e il personale operante.
 
Mi piace essere presente nella vita di mio figlio, mi piace abitare gli spazi dove trascorre le sue giornate, frequentare le sue educatrici al di fuori dei momenti dedicati ai colloqui sui piccoli o alle questioni amministrative e gestionali.
Ho partecipato a tutte le iniziative proposte.
 
A Natale c'è stato un incontro serale in cui mamme e papà assieme alle educatrici, tra una chiacchiera e l'altra, hanno realizzato addobbi artigianali e vestito l'albero; pochi mesi fa è stato organizzato un bellissimo atelier teatrale per genitori e bimbi tra i 18 e i 36 mesi, in cui il primo incontro, molto coinvolgente e altamente toccante, era riservato soltanto ai genitori; ieri, alcuni genitori si sono ritrovati all'asilo per trascorre la serata in cucina.
 
La serata è stata avviata da qualche gioco simpatico il cui scopo era approfondire la consocenza di alcune nozioni alimentari, divertirsi ad indovinare il giusto peso di cereali, farina, orzo e sale e via di seguito. Le risate non sono mancate sulla scia dell'ignoranza imperante!
 
Sono stati allestiti tre tavoli dedicati alla preparazione rispettivamente dei primi (pasta con crema di zucchine e pasta con ragù di seppia), dei secondi ("polpepizza" consistente in una sorta di polpettone steso anzichè arrotolato e farcito con pomodoro, mozzarella e origano e polpette di ricotta e carote con il contorno di bieta e patata) e un altro per le bruschette al pomodoro e la torta "cioccomenta".
La cuoca si aggirava tra tavoli e cucina dirigendo i lavori, le pietanze sono state allegarmente cucinate proprio come vengono quotidianamente preaparate per i nostri cuccioli e così noi mamme abbiamo potuto sperimentare nuove ricette che potremo serenamente somministrare ai nostri insaziabili golosoni e abbiamo potuto assaggiare cotanta bontà in un bellissimo clima di convivialità.
 
 

 

23 giugno 2013

Una piacevole abitudine

 
Prima di essere mamma avevo una piacevole abitudine con cui concludevo la settimana lavorativa nel periodo estivo. Venerdì scorso, incastrando i miei impegni, le esigenze del ballerino e ottenendo la disponibilità di papà sono riuscita, per una volta, a ripeterla.
 
Nel tardo pomeriggio, al ritorno del papà (nel periodo pre-mamma succedeva alla fine della mia giornata di lavoro) sono salita in auto e ho viaggiato sulla costiera, direzione mare, appuntamento per bagno-aperitivo con le amiche.
Un immenso luccichio di onde blu alla mia destra, la strada sinuosa a precipizio sulla scogliera, in lontananza la città. Quella splendida città, intrisa di un'antica nostalgia imperiale, quel porto di mare che tante contrastanti e contrastate popolazioni ha accolto, la città nella quale ho vissuto i miei anni migliori e anche i peggiori e che per questo sento un po' mia.
Poco più in là, i profili di piccoli paesi appartenenti a due stati esteri diversi.
 
Scendo la strada alberata cercando di evitare le macchine parcheggiate in ogni piccolo spazio possibile e impossibile (evvia le soste creative!), una curva dopo l'altra ed eccola lì, la piccola baia con i chioschetti pullulanti di ragazzi e adulti abbronzati che si rinfrescano e dall'altra parte barche e barchette  ormeggiate languidamente sul vociare del tramonto.

Vado alla spiaggia. Le mie amiche mi aspettano. Eravamo solite incontrarci qui, a mezza strada, con le mie ex colleghe. Passavamo ore a confrontarci e raccontarci.
Eccole. Sono già immerse nell'acqua fresca e ristoratrice.
Erano due anni che non ci vedevamo, da prima che nascessero il ballerino e la pupa di G.

E' stato un venerdì delizioso, trascorso a bere aperitivi e sgranocchiare pistacchi salati in riva al mare. Lo scrosciare della marea, il sole al tramonto nel giorno più lungo dell'anno, le nostre chiacchiere infinite, le confidenze, i sogni, sì abbiamo ancora tanti sogni nonostante non siamo più giovanissime. E i discorsi seri, di arte, di cosmopolitismo, di politica e cultura, persino di finanza spicciola.
 
Serate che ti riempiono il cuore.

16 giugno 2013

A teatro per caso

Finalmente sabato.
Finalmente un sabato non lavorativo in cui splende il sole e che posso trascorrere con il mio ballerino. 
Le prime ore dell'alba, il papà è già andato al lavoro, insieme nel lettone. Abbracciati, con le sue manine che esplorano i miei capelli. Come sempre.

Facciamo colazione in terrazza accompagnati dal canto degli uccellini e dai rumorosi sorrisi dei bimbi vicini.
Un po' di incombenze domestiche, come usavamo fare tempo fa, lui che adorabilmente goffo mi passa i panni da lavare, e poi bicicetta, caschetto e via in centro.
Casualmente scopriamo che la sua cuginetta settenne esordirà di lì a pochi minuti in uno spettacolo teatrale allestito dal centro estivo.
Decido di entrare nel piccolo teatro e descrivo al ballerino di cosa si tratta, facendogli notare il palcoscenico e le luci e spiegando cosa accade normalmente in questo luogo magico, gli mostro il pubblico in attesa.
E' già stufo e non sono sicura che possa essere interessato, penso piuttosto che potrebbe dare segni di impazienza. Così ce ne andiamo. Ma dopo poco torniamo sperando che la rappresentazione abbia avuto inizio.

E' così. Entriamo e stiamo accanto all'uscita, non si sa mai, in piedi con il piccolo aggrappato a me come fosse una scimmietta. Un po' di timore, tanta gente e una cosa nuova, là nel mezzo del buio.
E' affascinato invece. Tiene a mezz'aria il pezzettino di pane che stava mangiando e osserva e ascolta totalmente assorto. Ci sono bambini di sette, otto, dieci anni che raccontano in chiave ironica l'evoluzione della comunicazione. C'è poca musica e poche canzoni, eppure il mio ballerino è completamente catturato da quello che succede. Ho persino osato sedermi e lui non ha protestato.
In quel luogo incantato una dozzina di bimbi in maglietta bianca e jeans hanno creato un evento magico che ha commosso pure me, mamma di un potenziale piccolo attore.

12 giugno 2013

Non sono abbastanza brava

Se devo fare un bilancio obiettivo non posso che pensare a me stessa come a una persona forte e indipendente.
Mi ritengo intraprendente, curiosa in modo sano, tollerante entro discreti limiti, aperta alle novità e ai cambiamenti.
 
In tempi non sospetti ho viaggiato sola e vissuto all'estero contando solo sulle mie forze e questa è davvero un'esperienza formativa, una prova di vita superata la quale ti senti in grado di affrontare qualsiasi evento. E tutti gli italiani all'estero lo sanno.
Come ho già detto altre volte, ho cambiato molti lavori e ho saputo far fronte a molte situazioni impreviste e difficili, ho sempre trovato il modo di appassionarmi di quello che trattavo, fossero carte di credito, prosciutti, elettromedicali o denunce e querele (ve l'ho detto che il mio LSU si svolge in procura?).
Mi sono impegnata e arrangiata in qualsiasi situazione. Ho avuto, come tutti, chi più, chi meno, periodi davvero difficili che ho superato serenamente.

....Eppure, di base sono un'insicura totale!

7 giugno 2013

Eccola, la temuta otite

Siamo stati fortunati, il ballerino e noi genitori.
Si dice che il primo anno di frequenza al nido i bimbi stiano più spesso a casa che all'asilo.
 
Invece, nonostante la quotidianità a stretto contatto con ricettacoli di batteri, bimbi più e meno vulnerabili e cagionevoli, il nostro piccolo ometto raramente è stato male.
Certo, non sono mancate le corse al pronto soccorso per un incontro ravvicinato con un mobiletto contenitore di giochi o per il ditino diventato nero sotto il peso massiccio di uno sgabello di legno, ma il devastante virus gastrointestinale che a novembre costrinse a letto (o sopra la tazza del water) la gran parte dei suoi amichetti e tutto il personale del nido, non gli ha fatto un baffo. Se l'è cavata in modo disinvolto anche quando ci sono stati sporadici casi di scarlattina e varicella, e quando i bimbi stavano a casa per intere settimane, lui si faceva due, tre giornetti di febbre non troppo altra e poi riacquistava forma e vivacità.
 
Ma ora, il temuto spettro dell'otite si è materializzato e il piccoletto ha febbre alta da due giorni, senza interruzione e senza significativi cali di temperatura. E' per noi una situazione relativamente nuova.
 
Due occhioni lucidi mi scrutano imploranti nella penombra della cameretta, le guance rosse e il corpicino bollente, a tratti incandescente, si dimena sofferente. Non mangia, e questo è davvero indice di  malessere!, non vuole bere e dargli l'antibiotico è un'ardua impresa.
Ora dorme, mi illudo che un buon sonno gli farà bene, nel frattempo non posso far altro che stargli vicino, coccolarlo e abbracciarlo. Sembra che sia ciò di cui ha più bisogno.

3 giugno 2013

Lavoro = tempo rubato?

Il lavoro nobilita l'uomo, conferisce dignità, produce ricchezza, o almeno, sostentamento alle famiglie.
Questo è quello che ho sempre pensato.

Sono sempre stata legata ad un concetto tradizionale di lavoro. Sentivo la necessità di avere uno stipendio mensile, un lavoro a tempo indeterminato e non perché pensassi, o tantomeno intendessi, trascorrere la mia intera vita lavorativa nello stesso posto, ma soltanto per avere sicurezza, e, contemporaneamente, anche la libertà di poter scegliere di cambiare quando e come volessi. (E infatti ho cambiato davvero tanti lavori, un giorno mi farò un bell'elenco).

Ora, andare a lavorare, trascorrere ore chiusa in ufficio lontano da casa e soprattutto lontano dal mio piccolo mi pare uno spreco immane di tempo prezioso.
I mesi in cui ho potuto "godere" della cassa integrazione riuscivo a prendermi cura della casa e a cucinare cibi genuini, sbrigare la macchinosa burocrazia familiare a occuparmi del ballerino senza sentirmi in colpa.

 ...  Ops... Io stessa rileggendo quanto ho appena scritto non mi riconosco nella stessa me di prima di essere mamma!
Mai amato particolarmente fare la casalinga, cucinare manicaretti o elaborare strategie del risparmio casalingo, ma con il ballerino, con questo piccolo clown che fa smorfie e faccette adorabilmente improbabili e canticchia e danza con entusiasmo supremo e sincero, be' le cose sono decisamente cambiate e oggi darei di tutto pur di avere un lavoro che mi permettesse di essere soddisfatta e presente.

Niente più ambizioni di sicurezza ma solo tanta, tanta voglia di gestirmi tempi e modi.
La famosa conciliazione tra accudimento della famiglia e soddisfazione lavorativa di cui tanto si parla, è una realtà possibile?
 

27 maggio 2013

Di sfighe e sfighette

Soprattutto di denari che se ne vanno ingiustificatamente e inaspettatamente.
 
 
Vivere in un condominio, anche se non ha la parvenza di un edificio alto e "chiuso" ma è circondato dal verde di un giardinetto privato, anche se tutti gli ingressi sono indipendenti tanto da farti pensare di vivere in delle piccole casette a schiera, anche se i vicini non sono invadenti ma presenti in modo discreto e gioioso, be' significa pur sempre vivere in una comunità corresponsabile nei confronti della società civile e delle norme vigenti. Ed è così che oltre alle solite spese comuni previste, qualche mese fa ci siamo trovati ad affrontare un bel millino (di euro!!) per bonificare delle cisterne di gasolio esterne, non più a norma... Si, si, il palazzo non è proprio di recente costruzione.
 
Poi succede che tornando da Vienna ti si accende una spia nel cruscotto della macchina e dopo qualche chilometro te ne si accende un'altra. Il responso dice che non c'è nulla di grave, ma l'auto è dovuta rimanere in assistenza per una settimana intera, noi arrangiarci con bici e trasbordo del seggiolino da una macchina all'altra e.... un altro bel millino (di euro!!!)
 
E last but not least, ciliegina sulla torta, perfetta conclusione di un periodo di sfighe, dopo due anni e mezzo spunta l'ombra nera del nostro vecchio appartamento in affitto. Tanto bellino, tanto carino, in cui siamo stati tanto bene, ma che ahimè, è stato, dopo di noi, abitato da una megera dalle sembianze umane e persino docili. Tale amena persona, a quanto pare, si è riscaldata e ha cucinato alle nostre spalle ben 400 euro di metricubi di gas, senza avere il minimo scrupolo di avvisarci che nel frattempo stavano arrivando a quell'indirizzo fatture che rimanevano insolute a causa di una disdetta (la nostra) che non si sa bene per quale arcano motivo non era mai avvenuta. 
 
Ah, e per concludere con ottimismo, sabato sera il papà del ballerino è stato testimone nonché persona leggermente coinvolta in un incidente stradale in cui fortunatamente nessuno si è fatto male sul serio, tranne le due auto direttamente incidentate e la nostra piccola macchina di "servizio" che ha subìto una bella rifilata su tutto il lato sinistro.
 
Credo di non dover aggiungere altro... lo spero!
 
 

19 maggio 2013

Ultimamente le mie giornate

 
Si be', diciamo pure che devo ancora prendere il ritmo, diciamo che non ero più abituata ad uscire di casa ogni mattina così presto e stare fuori di casa tutte le mattine per un determinato numero di ore, dovendo programmare ogni singolo minuto del mio tempo avanzato a quella nobile attività che dà (o dovrebbe dare) dignità e sussistenza all'essere umano, ma il ritorno alla routine lavorativa non è stato affatto facile.
 
Prima di avere figli stavo fuori di casa tutto il giorno e di ritorno, a volte, mi fermavo a far la spesa o a bere un aperitivo rincasando anche piuttosto tardi. Le pulizie erano solitamente riservate al sabato mattina e la necessità di far andare la lavatrice era molto, molto minore, quindi, anche quella era relegata al solo weekend.
 
Ora, la sveglia è necessariamente anticipata per permettermi illudermi di avere un minuscolo vantaggio sul ballerino in modo da poter espletare le urgenti necessità mattutine in solitudine e al contempo di fargli fare colazione con calma, prevedendo e prevenendo eventuali capricci.
 
La mia giornata lavorativa è molto più breve di quanto non lo sia mai stata. E per fortuna!
Poco prima delle 15 riesco ad essere fuori dall'ufficio, ma è proprio in questo prezioso e brevissimo lasso di tempo, fino alle 16, momento in cui devo ritirare il piccolo dal nido, che mi trovo a dover concentrare tutto ciò che devo fare in una giornata.
E allora corri dall'amica per fare l'ordine per i vestitini del piccolo, dalla parrucchiera per quel taglio in velocità che non mi fa più sentire una sfigata con i capelli troppo lunghi per essere corti e troppo corti per essere lunghi, telefona in officina per vedere se hanno sistemato l'auto, fatti una roba rapida da mangiare mentre ricevi l'amica per il caffè e gli ultimi aggiornamenti, stendi i panni, o cambiati le scarpe completamente bagnate perché la mattina non ti sei accorta che stava per arrivare un diluvio universale e le uniche scarpe che avevi a portata di mano e che stessero bene con la mise scelta erano un paio di leggerissime ballerine color pesca....
 
E poi affrettati a prendere il piccolo e sii pronta ad assecondare la sua instancabile energia ed esuberanza confidando che il suo papà non debba a sua volta correre di qua e di là per altre incombenze e possa arrivare presto a casa mentre tu ricominci a organizzare lavatrici, cambi per l'asilo e panni da stirare. Per fortuna, molto spesso, alla cena ci pensa lui.
 
Questa settimana è stata davvero pesante, mi sono spesso addormentata alle 21 mentre il papà metteva a letto il piccolo.
Si lo so, è dura per tutte le mamme, e io ne ho solo uno!!!

12 maggio 2013

Prima settimana di nido full time

E' finita la prima settimana intera di frequentazione full time del nido.
 
Se i primi giorni, giovedì e venerdì della scorsa settimana, la nanna con gli amici e la merenda del pomeriggio tutti insieme sono stati una piacevole sorpresa, da lui forse interpretata come una tappa di crescita e un atto di autonomia, ora la realtà della mancanza della mamma si è fatta sentire più marcatamente.
 
Prima, il ballerino trascorreva poche ore lontano da me e per il resto della giornata gli era solitamente concessa tutta la mia attenzione, adesso ben 8 ore della sua quotidianità sono appannaggio di altre persone adulte e tanti consolidati amichetti.
Le educatrici gli cambiano il pannolino più spesso di quanto faccia io, conoscono le sue  modalità di addormentamento e nanna che sono addirittura diverse e più efficaci al nido di quanto lo siano a casa, capiscono il suo linguaggio esattamente come me.
E' ingiustificato, lo so, ma mi sembra che quel tempo prezioso dovesse di diritto continuare ad essere per me...
 
Ogni mattina di questa settimana l'ho lasciato piangente e, fortunatamente, l'ho recuperato sereno, ma prevedibilmente in debito di contatto e vicinanza.
Ogni mattina l'educatrice ha dovuto staccarmelo dalle braccia e dargli una razione in più di coccole provvidenziali che lo hanno rassicurato e aiutato a trascorrere la giornata al nido allegramente, come sempre.
 
Dal momento in cui arrivavamo a casa, tuttavia, la sua vocina piagnucolava "braccio" e pazientemente lo accoglievo tra le mie braccia e me lo tenevo stretto al fianco mentre sbrigavo le faccende più urgenti, o me lo sedevo sulle ginocchia mentre guardavamo i cartoni o leggevamo un libretto.
 
Il debito d'amore e vicinanza non è solo il suo. Non perdo occasione per stringerlo e baciarlo e, a volte, non attendo nemmeno il minimo rumorino notturno per portarlo nel lettone, ma giustifico la nostra voglia di averlo con noi con il periodo di cambiamento che sta attraversando e il bisogno di rassicurazione che, povero cucciolo, deve avere.
 
Non mi pongo domande sulla mia condotta, non mi preoccupo di essere troppo affettuosa, né mi chiedo se stia facendo bene o male. So che quello che faccio è quello di cui abbiamo bisogno in questo momento. 

7 maggio 2013

Osservo - innamoramento

Pausa pranzo in un piccolo bar di fronte all'ufficio.
Un bancone a semicerchio che occupa la gran parte del locale e pochi tavolini davanti alle vetrate. Mi siedo al banco.
 
Il bar è gestito da una coppia,  Un ragazzo uomo corpulento con due piccoli occhietti azzurri e una camicia oversize che aderisce alla pancia come se fosse un miniabito pre-maman e la sua ragazza, più giovane, non magra, non grassa, ben proporzionata con un viso fresco e i capelli corti fin sotto le orecchie. La frangia è dolcemente raccolta a scoprire la fronte graziosa.
Lei è straniera, lo si percepisce appena, perché parla un buon italiano ma ha un leggero accento dell'est, Lui è gioviale e attento.
 
Cominciamo a chiacchierare e Lei, forse inconsciamente, quasi impercettibilmente, segna il territorio. Mi informa casualmente sul loro ménage familiare: il lavoro in famiglia, il talento di Lui in cucina quando le prepara la cena...
 
Quando alcuni clienti se ne vanno e il bar rimane quasi vuoto riesco ad approfondire la relazione tra i due e capisco che stanno insieme da poco. Colgo gli sguardi esclusivi che si lanciano, come se intorno a loro ci fosse il nulla, noto come si sfiorano con le mani e ascolto quello che dicono ad una cliente abituale, davanti alla quale, si concedono battute che esplodono la confidenza intima che si è creata tra loro.
 
Come quando, innamorati da poco, si ha un desiderio inconfessabile di comunicare al mondo intero quanto si è felici! 

3 maggio 2013

Cambiamenti nella quotidianità

Due giorni. Sono due giorni che il ballerino trascorre otto, lunghe ore al nido e che io ho iniziato a lavorare.
I nostri ritmi sono cambiati di poco. La mattina, ci svegliamo solo mezzora prima, ma la mia testa è occupata da mille pensieri e preoccupazioni, l'occorrente per la sua giornata, le cose per la mia, l'organizzazione per le esigenze del pomeriggio.
 
Fino a pochi giorni fa il ballerino veniva consegnato alle educatrici poco prima delle nove e intorno all'una lo andavo a prendere. Ora si ferma il doppio del tempo.
Ma va bene. E' contento. All'una non si prepara più ad aspettarmi, si dirige serenamente verso il suo lettino nella stanzetta della nanna. Del resto mi avevano detto che era sempre stato interessato al momento del  riposo pomeridiano. Anche prima, seguiva i bimbi che andavano a dormire, voleva svestirsi e rimanere con loro.
 
A casa, addormentarlo dopo l'asilo era un rito lungo, con richieste di coccole e latte.
Al nido è risultato essere più facile. Per la prima nanna ha avuto bisogno dell'affetto dell'educatrice, ma già oggi si è addormentato da solo abbracciando la sua paperetta.
Dopo la nanna, una merendina preparata dalla cuoca e un po' di balletti e musica prima dell'arrivo dei genitori.
 
La frequenza prolungata non sembra dispiacergli affatto!
 
Per quanto mi riguarda, da quello che ho potuto capire in questi due giorni, il lavoro che mi è stato affidato non è male, poter andarsene alle 14.30 sapendo di aver concluso la propria giornata è per me un evento inusuale e meraviglioso. Vedremo come andrà. Al momento non sono affatto pentita della mia scelta.

1 maggio 2013

Scelte


Questa volta ho scelto con il cuore.
Non sono stata lungimirante, non ho pensato concretamente al futuro, ma soltanto al presente condiviso con la mia famiglia e alla mia serenità di mamma e donna.
 
Ho optato per un LSU in un ente pubblico, con orari flessibili e gestibili, in un ambiente apparentemente rilassato. Ho subito l'attrazione dell'ora di libertà quotidiana, prima di andare a prendere il ballerino al nido, per poter caricare una  lavatrice, aspirare la polvere, fare un po' di spesa o semplicemente bere un caffè con un'amica.
Questa volta sì, ho preferito l'incertezza del futuro. Perché questi LSU non si possono trasformare in lavori a tempo indeterminato. E' impossibile, finito il periodo di cassa integrazione o mobilità, finisce anche il lavoro socialmente utile. E stop!
 
Ho rinunciato ad un tempo determinato con possibilità futura di assunzione in un'azienda vinicola, immersa nelle colline, begli uffici, familiare.
Commercializzare vino, prosciutto o ovetti di cioccolata non è certo come occuparsi di viti e bulloni o elettromedicali... che, per la cronaca, sono tutti prodotti che trattavano le aziende nelle quali ho lavorato in passato.
Ho deciso che non importa se non avrò la possibilità di utilizzare le lingue per il mio lavoro, perderò dimestichezza, si sa, le lingue si dimenticano con la poca pratica. Ho deciso che nel mio campo ho già imparato tanto e tutto quello che ancora c'è da imparare non credo sia più interessante per me.

Ho deciso per la famiglia, ma ho anche deciso di lavorare in un ambito diverso e di imparare logiche e dinamiche che mi sono sconosciute.  
 

30 aprile 2013

In viaggio con il ballerino

 
Lo scorso weekend siamo tornati a Vienna e questa volta con noi c'era anche il ballerino.
Abbiamo approfittato del ponte del 25 aprile per andare a trovare la zia Ricciola e la cuginetta austriaca che vivono nella città imperiale da tanti, tanti anni.
 
E' stato il primo vero, lungo viaggio  con il piccolo, nulla a che fare con il viaggetto di un'ora in automobile che facemmo per le scorse vacanze estive o in occasione di altre brevi gite. Stavolta si trattava di stare in macchina per un bel po' di tempo e non sapevamo come sarebbe andata. 
Avevamo preventivato di fare molte soste e confidato in qualche ora di nanna. C'è stata una lunga pausa per il pranzo in cui il piccolo ha potuto sfogarsi e divertirsi nelle immancabili e attrezzate aree giochi delle Raststation austriache. 
In automobile, i momenti critici non sono mancati, momenti di insofferenza, per essere costretto sul seggiolino e per il sonno a cui non riusciva ad abbandonarsi. Abbiamo affrontato questi momenti con pazienza, io mi sono seduta accanto a lui, abbiamo letto alcuni libretti, ascoltato e recitato filastrocche e canzoni che Peppa Pig e i suoi amici diffondevano nell'abitacolo attraverso il cd allegato ad un simpaticissimo libretto che ho comprato di recente, poi abbiamo giocato e guardato le montagne imponenti e verdi.
 
Il sonno è arrivato, il ballerino si è risvegliato all'ingresso della città, circondato da tante auto e grossi camion, grandi strade e alti edifici. Non sembrava nemmeno meravigliato. E non lo sembrava nemmeno nei giorni successivi quando per la prima volta l'abbiamo portato sul tram e in metropolitana e siamo saliti con l'ascensore fino alla cima del campanile di Stephansdom.
 
Girare per la città con un bimbo vivace di un anno e mezzo non è sempre facile. Per lo più stava nel passeggino, incredibilmente si è persino addormentato mentre passeggiavamo.. be' questo perché la sera con la zia Ricciola e sua figlia adolescente, music addicted, si facevano balletti e risate con conseguente ritardo dell'ora della nanna e la mattina dopo il piccolo ci svegliava irrimediabilmente, sempre alle 7.
 

 
Muoversi con il passeggino a Vienna è abbastanza fattibile. Quelle poche stazioni di U-bahn (metropolitana) attraverso cui abbiamo transitato avevano l'ascensore o la scala mobile su cui basta tenere le ruote posteriori del passeggino sollevate e ce la si fa. Alcuni tram hanno le porte basse senza scalini e ci si entra tranquillamente, in altri invece è consigliabile essere in due per sollevare il Kinderwagen. In tutti i tram ho visto uno spazio apposito in cui posizionare il passeggino o altro mezzo tipo sedia a rotelle che è possibile addirittura legare con una cinghia a disposizione. 

Per salire in ascensore fino alla cima del campanile ho utilizzato la mia cara, vecchia fascia ad anelli di cui ho fatto grande uso quando il ballerino era più piccolo e non sapeva camminare. La Ring Sling permette di tenere il bimbo in braccio senza accorgersene e lascia libere le mani, cosa che sulla cima di un campanile è utile per reggersi e nel contempo aver bene assicurato a sé il bambino.  
 
 
               
L'ho portato nella Ring anche quando abbiamo visitato il museo Oberes Belvedere.
Non prevedevamo di visitare musei questa volta, ma eravamo a due passi dal Belvedere e ammirare Klimt, Schiele, Renoir dal vivo è sempre un piacere, così abbiamo provato ad accedere alla mostra per il tempo che il ballerino avrebbe retto. E' stato bravissimo, forse perché tenendolo stretto a me cercavo di spiegargli quei grandi disegni pieni di oro e colori, e lui osservava attento IL BACIO che io ho ribattezzato per lui IL BACINO per renderglielo più familiare, la Dama Dopo il bagno di Renoir la cui pancia nuda paragonava alla sua, scoprendosi la maglietta ed indicandola.
 
E per finire, se mai ce ne fosse bisogno, devo ammettere che sì,  il mio piccolo è un bambino socievole e mondano, che saluta in inglese, sorride e chiacchiera con tutti..... Ma questo è di nuovo orgoglio di mamma ;-)


29 aprile 2013

Vienna




Il mio primo lungo viaggio in automobile,
la mia prima volta sul tram,
la mia prima volta nella metropolitana,
 
la prima volta in Austria dove si parla una lingua diversa da quella che ascolto quotidianamente,
dove invece di dire Ciao si dice Bye, Bye, anche se gli adulti dicono qualcos'altro che non ho ben capito.
 
La prima volta su, su in alto con l'ascensore, dento un campanile di una grande chiesa, fino a toccare il cielo e vedere i tetti delle case piccoli, piccoli.




 
La prima volta in un museo dove ho visto grandissimi disegni luccicanti con tutti che si abbracciavano.

G. Klimt IL BACIO



23 aprile 2013

Dicono che nel privato le cose funzionino meglio

 
Ho sempre pensato che l'azienda nella quale lavoravo fosse uno spaccato dell'Italia berlusconiana:
zero meritocrazia, assenza di regole (per alcuni), molto clientelismo, ignavia. 
Qualche giorno fa ho avuto modo di rafforzare l'impressione che quell'azienda sia una piccola rappresentazione dello Stato italiano anche per quanto riguarda la burocrazia.
 
E' ormai troppo tempo che non lavoro. Tralasciando qualche piccolo impegno che mi frutta pochi spiccioli, posso affermare che non ho uno stipendio pieno da un bel po'.
Recentemente, un po' riluttante, per una serie di motivi, ho deciso di candidarmi per un "lavoro socialmente utile" i famosi LSU che spettano ai lavoratori in cassa integrazione o in mobilità. Per candidarsi ci si rivolge all'ufficio del lavoro, al quale è necessario presentare una dichiarazione dell'azienda in cui si snocciolano i dati di Duda Tissa e si conferma che è stata posta in cassa integrazione a ore 0.
Nulla di difficile, mi pare. Quattro, cinque righe su carta intestata, una firmetta e via.
 
Una settimana prima avevo accennato che sarei passata a ritirare questa dichiarazione e avevo pregato i colleghi di prepararmela.
Ebbene, poiché in quell'azienda nulla è semplice, la responsabile del personale in un primo momento mi comunica che no, non è possibile rilasciarmi tale dichiarazione adducendo motivi vari e assurdi. Al che decido di parlare con la dirigente A. che suppone si possa fare senza difficoltà, ma poiché le sorti dell'azienda sono ora in mano ad un commissario esterno è bene chiedere autorizzazione. "Torni tra un'ora e avrà la dichiarazione firmata dall'ex titolare che rintracceremo apposta".
Risalgo in auto, vado in città, pago e parcheggio, svolgo alcune commissioni e esattamente un'ora dopo ritorno in azienda per scoprire che ancora non era stata ottenuta l'autorizzazione e che il titolare sarebbe arrivato di lì a poco.
Il termine per la presentazione della candidatura era alle 12.30. Alle 11.40, cioè dopo 40 minuti dal mio ritorno in azienda, l'autorizzazione era arrivata ma colui che doveva firmare ancora non si vedeva.
Sollecito un contatto con il titolare e scopro che si trova ancora in città, così propongo di raggiungerlo, perché io ho assoluto bisogno di questa stupida lettera. Risalgo in auto, ritorno in citta, pago e parcheggio, lo raggiungo al bar e lo trovo che chiacchiera amabilmente con una bionda. Non mi degna quasi di uno sguardo, fa una veloce firma senza leggere nulla e mi saluta. Risalgo in auto, corro all'ufficio del lavoro e finalmente riesco a proporre la mia candidatura.
 
Per ottenere una semplice dichiarazione su carta intestata che constata  la mia attuale condizione lavorativa ho dovuto aspettare e sollecitare con la mia presenza minacciosa. Ho perso una mattinata intera per ottenere un'attestazione di ovvietà e tutto per la rigidità e l'incompetenza di un manipolo di sedicenti responsabili.
 
E, in aggiunta, la prospettiva di tornare a lavorare in un ufficio, tutte le mattine e parte del pomeriggio, lasciando il ballerino più a lungo del solito e togliendomi il tempo per i miei lavoretti extra ma che tanta soddisfazione mi danno, be', mi crea un notevole scompenso.
 
Ma prima o poi il momento deve arrivare.
 
 

21 aprile 2013

Il mio ballerino mondano

Questo è un post di gioia di mamma.
 
Sabato sera siamo usciti a mangiare la TISSA e abbiamo casualmente incontrato un amichetto del ballerino che frequenta il nido.
 
E' stato divertentissimo vedere come si cercavano da un tavolo all'altro, sorridendosi e salutandosi con la manina. Si nascondevano uno dietro alla sedia del suo papà e l'altro dietro alla sua mamma e si facevano CUCU' scoppiando in calorosissime risate. Alla fine il ballerino è voluto scendere dal suo seggiolino e abbiamo raggiunto l'amichetto con cui si sono abbracciati, hanno fatto un loro personalissimo girotondo e si sono (moderatamente, visto l'intervento dei genitori) rincorsi attorno al tavolo.
Le persone presenti nella sala, lungi dall'essere disturbate, osservavano ammirate la gioia di questi due amichetti che, così piccini, sono stati capaci di relazionarsi e di gioire nel ritrovarsi in un ambiente e in un momento inaspettati.
 
Al ritorno, per la prima volta da quando la pronuncia e la indica sui suoi libretti, il ballerino ha potuto guardare meravigliato, lassù, nel cielo blu scuro, la luna bianca e luminosa.
 
L'ora del rientro era quella in cui lui solitamente dorme e la giornata era stata lunga, il nostro piccolo era davvero stanco, ma ha preferito camminare fino alla macchina, che distava, forse, mezzo kilometro. Con le manine dentro a quella della zia da una parte e della mamma dall'altra, ha scelto di camminare piano rispondendo serenamente "no" alla mia domanda se volesse essere portato in braccio o sul passeggino.
 
Il nostro piccolo sta diventando grande.  

16 aprile 2013

IO, MIO e l'irrefrenabilità



Eccoci entrati nella fase in cui il ballerino vuole fare tutto da solo e tutti gli oggetti e le persone care sono sue, sue e sue!
Siamo nel bel mezzo del periodo dei capricci, con tragedie greche se non gli si da il pezzo di cioccolata più grande, se non gli si permette di correre su e giù per la rampa dell'asilo nido all'infinito, se gli si chiede di indossare il bavaglino quando mangia le fragole da solo o qualsiasi altro cibo potenzialmente indelebile. Assisto apparentemente indifferente ai suoi pianti disperati sdraiato a terra o mentre si divincola tutto rosso nel visetto, pieno di lacrime e moccio.
In realtà, dentro, mi struggo e mi impongo di non cedere e di aspettare fiduciosa che gli passi il momento di rabbia. Così è infatti. Dopo anche una mezzoretta di scene del genere, il piccolino mi corre incontro e si butta letteralmente tra le mie braccia, io lo abbraccio e gli faccio un po' di coccole. Poi ritorna la tranquillità, sembra non sia mai successo nulla, non ci sia stato nessun disperato tentativo di affermare la propria caparbia volontà.... però, accidenti, se sono difficili quei momenti!

Oltre a manifestare la propria autonomia pretendendo di fare sempre tutto da solo, dichiarando inesorabilmente IO, IO, IO, scegliendo da sé quale berrettino indossare o imporsi per portare con sé un libretto piuttosto che un altro, sembra detenga il possesso di qualsiasi cosa gli passi per le sue belle manine paffute, e così, è ogni volta una battaglia (non troppo ardua a dire il vero) farsi dare gli oggetti di uso quotidiano.
Non so se rientri in questo periodo critico, o se sia prerogativa del mio piccolo, ma il ballerino è letteralmente irrefrenabile, perennemente in movimento.
 
Se prima, a volte, era difficile andare a pranzo fuori, al supermercato o in un bar, ora è quasi impossibile. Se mangia sta tranquillo sulla sua sediola, ma poi esige di alzarsi e correre, non camminare!, in giro per soddisfare la sua curiosità e la sua necessità di movimento.
                                                   




Al supermercato, se posso, evito di andarci con lui, oppure vado con qualcun altro che si occupa di riempire il carrello e io lo accompagno nelle sue esplorazioni dei banchi della frutta o nelle sue corsette tra i detersivi e le bottiglie. Lo faccio perché  non combini disastri ma anche perché non disturbi le persone che fanno la spesa. Non tutti, purtroppo,  trovano simpatico un bambino che si avvicina salutando.



A volte guardo con un po' di invidia le mamme i cui figli stanno fermi, almeno quei pochi secondi che a loro servono per sistemarsi e chiudere la macchina. Ecco, quando io faccio scendere il mio piccolo dall'auto o dalla bicicletta lo devo tenere per mano, sennò mi sfugge e se ne corre via. A poco serve chiedergli e chiedergli ancora di stare fermo.

Dicono che questa fase passi verso i tre anni. Spero sia realmente così, perché per me questo è davvero il periodo più stancante.